La letteratura italiana nasce con ritardo per la forza di conservazione del latino
come lingua colta, nella quale continua una produzione di argomento teologico,
storico-cronachistico o epico-storico, di ambito aulico.
Primi documenti del volgare italiano
Indovinello veronese (fra i secc. VIII e IX); Placiti campani (960-63); Iscrizione di
San Clemente (XI sec.) e Ritmo di Travale (1158). Il primo documento letterario
è il testo giullaresco Ritmo laurenziano (fra il 1151 e il 1157). Ancora alla fine del
sec. XII troviamo il Ritmo cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio. Il più bello sarà il
Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature, composto da san Francesco pro-
babilmente intorno al 1225.
INFLUENZA FRANCO-PROVENZALE
Le letterature della Francia risultano un'esperienza fondamentale per la lettera-
tura italiana delle origini: nella lingua d'oïl a Nord, a carattere essenzialmente
epico (Chanson de Roland, prima del 1100) e cortese, intorno a metà XII sec.,
(romanzi del maestro indiscusso Chrétien de Troyes); nella lingua d'oc, in Pro-
venza, dove la produzione trobadorica d'amore avrà il massimo splendore fra il
1140 e il 1150.
LA SCUOLA SICILIANA
La scuola poetica siciliana rappresenta la prima lirica in volgare italiano, sorta
attorno al 1230 negli ambienti della corte di Federico II, imperatore e re di Sici-
lia. Durò circa un trentennio e si concluse con la fine del regno della casa di Sve-
via nella battaglia di Benevento (1266), con la morte di Manfredi, figlio di Fe-
derico.
Poeti maggiori
Iacopo da Lentini (circa 1210 - circa 1260), Guido delle Colonne (circa 1210 -
circa 1280) e Cielo d'Alcamo, autore del contrasto Rosa fresca aulentissima
(tra il 1231 e il 1250).
Temi
L'amore cortese e trobadorico, la contemplazione della bellezza e l'elegante
creazione poetica di un'immagine della donna.
GUITTONE D'AREZZO
Fu ritenuto maestro (circa 1230-1294) indiscusso di poesia nella Toscana. Auto-
re di Rime, un Trattato d'Amore, Lettere e ballate-laude a carattere morale-reli-
gioso. Nella poesia introdusse contenuti politici e in quella d'amore si rifece ai
moduli della scuola siciliana, insistendo più sui ragionamenti attorno all'amore
che sulla sua rappresentazione attraverso immagini.
LA SCUOLA CORTESE TOSCANA
Di imitazione guittoniana, è rappresentata da vari poeti, soprattutto il lucchese
Bonaggiunta Orbicciani (circa 1220 - circa 1290), il fiorentino Chiaro Davanza-
ti, anticipatore dello stilnovo, e Dante da Maiano, nel cui canzoniere è presen-
te una tenzone con Dante.
LA POESIA COMICO-REALISTA
Dalla metà del Duecento si diffonde una poesia giocosa, di carattere realista: l'in-
vettiva, la bestemmia, la ribellione, la comicità prendono il posto della bellezza idea-
le. Protagonisti: Folgore da San Giminiano (circa 1270 - circa 1330), autore di due
'corone' (Sonetti de la semana e Sonetti de' mesi) e il senese Cecco Angiolieri
(circa 1260 - prima del 1313), autore di 112 sonetti di raffinata parodia di molti ge-
neri trobadorici. Suoi temi emblematici: la donna, la taverna e il dado.
LA POESIA DELL'ITALIA SETTENTRIONALE
La letteratura volgare settentrionale è principalmente didattica e si ispira sia al-
la tradizione provenzale sia alla tradizione scritturale-apocalittica, cioè la lette-
ratura escatologica fra il XII e il XIII sec. Maggiore esponente il milanese Bon-
vesin de la Riva (circa 1240 - circa 1315), autore di poemetti in volgare, di vol-
garizzamenti e del Libro delle tre scritture (circa 1274), opera che lo annovera
tra i precursori di Dante: diviso in tre parti (scrittura nigra, rubra e aurea), ha per
tema rispettivamente l'Inferno, la Passione di Cristo e il Paradiso.
LA POESIA RELIGIOSA
San Francesco
Il Cantico delle creature di san Francesco d'Assisi (1182-1226, fondatore del-
l'ordine francescano nel 1210 ed estensore in latino della Regula) è forse del
1225; i laudari lirici e drammatici, pasquali e passionali iniziano dal 1260.
Iacopone da Todi
Il poeta più rappresentativo è Iacopone da Todi (tra il 1230 e il 1236-1306), cit-
tadino benestante divenuto nel 1278 frate laico francescano, fu deciso avversa-
rio del papa Bonifacio VIII, che lo scomunicò e incarcerò. La sua poesia (93 lau-
de), drammatica e crudamente espressiva, concreta quanto spirituale, è l'e-
sempio quasi straordinario di un'autobiografia dell'anima.
PROSA
La prosa in volgare è in ritardo rispetto allo sviluppo della poesia. Il primo rap-
presentante fu il bolognese Guido Faba (1190-1243), che propose modelli epi-
stolari in volgare (Gemma purpurea, 1239 e Parlamenta et epistole, 1242-43).
IL 'NOVELLINO'
Il Novellino è una raccolta di novelle di autore anonimo (o di più autori), for-
matasi in Toscana nel corso del sec. XIII e destinata con finalità pedagogiche e
morali a un pubblico borghese cittadino, cui gli esempi narrati offrivano modelli
di comportamento e di educazione raffinata. Le origini furono la tradizione clas-
sica, i romanzi cavallereschi, vite di santi.
VOLGARIZZAMENTI
Sono traduzioni in volgare di testi storici latini o dell'epica cavalleresca francese
che hanno svolto un'importante opera di fissazione del nascente volgare.
Salimbene da Parma
Salimbene da Parma (1221-1288) è autore di una colorita Chronica in latino che
accoglie forme dialettali lombarde ed emiliane.
Iacopo da Varazze
Iacopo da Varazze (circa 1228-1298) è famoso per la Legenda aurea, raccolta
di vite di santi in latino e diffusa in versioni volgarizzate.
BRUNETTO LATINI
In lingua d'oïl il fiorentino notaio Brunetto Latini (circa 1220 - circa 1294) com-
pose il testo enciclopedico Tesoro (Li livres dou Trésor), preziosa fonte per Dan-
te; scrisse poi il poema allegorico-didascalico il Tesoretto.
BONO GIAMBONI
Bono Giamboni (circa 1240 - circa 1292), giudice fiorentino, pregevole volgariz-
zatore, nel Libro dei vizi e de le virtudi riuscì ad armonizzare gli elementi etico-
filosofici con quelli allegorico-narrativi e a creare dunque la prima opera dottri-
nale autonoma.
DOLCE STILNOVO
È la più omogenea espressione culturale della fine del sec. XIII, sorta nell'ambito
culturale bolognese e poi diffusasi a Firenze. Per la profondità dei contenuti (l'e-
nunciazione programmatica dell'identità naturale e sostanziale tra amore e 'cor
gentile', la funzione salvifica della 'bella donna') e per il raffinato e rigoroso con-
trollo stilistico risulta il punto di riferimento delle elaborazioni successive della poe-
sia italiana. I protagonisti oltre a Dante: Guinizelli, Cavalcanti, Cino da Pistoia.
GUIDO GUINIZELLI
Bolognese (circa 1235-1276), fu autore della canzone Al cor gentile rempaira
sempre Amore, ritenuta il manifesto teorico dello stilnovo. Con grande dolcezza
di linguaggio, pone l'identità tra amore e 'cor gentile', la funzione salvifica della
'bella donna'.
GUIDO CAVALCANTI
Fiorentino (circa 1259-1300), fu l'esponente più significativo dello stilnovo. Amico
di Dante, è autore di un canzoniere (di sonetti, ballate e canzoni) il cui tema domi-
nante è l'amore come passione irrazionale, espresso con un linguaggio lirico dram-
matico e nel contempo con malinconico distacco.
CINO DA PISTOIA
Nome con cui è noto Guittoncino dei Sighibuldi (circa 1270 -1336 o 1337). È au-
tore di un canzoniere stimato da Dante e Petrarca per la dolcezza evocativa e
musicale del verso. Egli è considerato il tramite fra lo stilnovo e la successiva
poesia petrarchesca per aver rielaborato gli spunti dello stilnovo con una poeti-
ca ispirata al tema del ricordo del dolce passato opposto all'amaro presente.
LA VITA
Nasce a Firenze nel 1265 da famiglia della piccola nobiltà guelfa. Nel 1285 spo-
sa Germma Donati. Nel 1290 la morte di Beatrice, la donna amata da lontano di
amore sublimato, lo getta in una crisi religiosa. Dopo la spaccatura della parte
guelfa in Bianchi e Neri, parteggia per i Bianchi, fautori di una politica di autono-
mia dal papato. Nel 1301 i Neri prendono il potere e condannano Dante a morte
in contumacia. Da allora fino alla morte, avvenuta nel 1321 a Ravenna, Dante è
costretto a vivere in esilio.
LE OPERE MINORI
Vita nuova. Nella Vita nuova (1292-93) la realtà storica della donna amata, Bice
di Folco Portinari, è sottoposta a un processo d'idealizzazione da cui nascerà l'im-
magine dell'amore divino, la miracolosa Beatrice.
Convivio. Nel Convivio (1304-07) centro propulsivo ideale del discorso non è più
Beatrice, ma la 'donna gentile', già apparsa nella Vita nuova in atto compassio-
nevole nei confronti del poeta dopo la morte dell'amata, e che si rivela allegoria
della Filosofia.
De vulgari eloquentia
Il trattato De vulgari eloquentia (1304-05) è dedicato alla teoria linguistica di un
volgare superiore al latino: un volgare che dovrà essere 'illustre', 'cardinale',
'aulico' e 'curiale', ovvero risplendente sugli altri volgari, capace di attirarli, ben
regolato e caratterizzato da altissimo decoro ed eleganza.
LA 'DIVINA COMMEDIA'
Composta di 3 cantiche, Inferno (34 canti), Purgatorio (33) e Paradiso (33), per
un totale di 100 canti, è scritta dal 1306-07 fino alla morte dell'autore. È un'o-
pera di conversione, un lungo percorso attraverso la scoperta del male e dei pec-
cati verso la redenzione dell'uomo. Scritta in terzine di endecasillabi è il più gran-
de affresco della cultura occidentale; e quello in cui è più chiaro il concetto di
una nuova dignità umana fortificata dalla riflessione sul dolore dell'esistenza.
LA VITA
Nasce ad Arezzo nel 1304, da un notaio fiorentino esiliato come Dante. La fa-
miglia si trasferisce in Provenza, ad Avignone, dove allora era la sede papale.
Dopo gli studi di diritto, intraprende la carriera ecclesiastica. Alterna momen-
ti di ritiro a Valchiusa, presso Avignone, con viaggi e attività diplomatica. Di-
viene l'intellettuale più famoso della sua epoca (nel 1341 è incoronato poeta
laureato a Roma, in Campidoglio). Nel 1342-43 attraversa una profonda crisi
morale-religiosa per la morte di Laura, la donna da lui amata, e la monacazio-
ne del fratello. Dal 1351 risiede a Milano, presso i Visconti, poi a Venezia. Muo-
re nel 1374, nella sua residenza di Arquà (oggi Arquà Petrarca), sui colli Euga-
nei, presso Padova.
LE LETTERE
Composto dai Rerum familiarum libri, dalle Sine nomine, dai Rerum senilium libri e
dalle postume Variae, oltre alla singola epistola Posteritati, l'epistolario è un'ecce-
zionale autobiografia intellettuale poetica.
IL 'SECRETUM'
Composto in prima stesura tra il 1342 e il 1343, è un'opera filosofico-morale in
tre libri di prosa sul tema della virtù e della felicità umana.
ALTRE OPERE LATINE
L'Africa è un poema epico in esametri ispirato alla seconda guerra punica, cen-
trato sull'eroica figura di Scipione l'Africano e celebrativo dell'alto destino prov-
videnziale del popolo romano. Salmi penitenziali sono modellati sul testo bibli-
co. In prosa: Rerum memorandarum libri, incompiuta raccolta di aneddoti ed
esempi; De vita solitaria, in cui la solitudine è proposta come condizione pri-
maria per un perfezionamento intellettuale e morale; De otio religioso, affine
per materia al De vita solitaria e concepito in seguito a una visita al monastero
del fratello; De remediis utriusque fortunae, esortazione allegorica, sostenuta
da argomentazioni stoico-cristiane, a rispondere virtuosamente alle alterne vi-
cende della fortuna. Il Bucolicum carmen è una raccolta di egloghe allegoriche
secondo il modello della poesia pastorale virgiliana.
IL 'CANZONIERE'
Il Canzoniere è composto nella sua forma definitiva di 317 sonetti, 29 canzoni,
9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali. Tutta la lirica di Petrarca è un sommesso col-
loquio del poeta con la propria anima; e voluttà di perdersi in quel dolce errore
della sua coscienza. Essa costituisce il modello fondativo della lirica d'amore
italiana.
I 'TRIONFI'
I Trionfi sono una visione allegorico-didattica in terzine divisa in sei parti: Trionfo
dell'Amore, della Pudicizia, della Morte, della Fama, del Tempo, dell'Eternità.
LA VITA
Nasce nel 1313 a Firenze, figlio illegittimo di un ricco uomo d'affari. Trascorre il
periodo della formazione a Napoli, dove frequenta gli ambienti signorili e la cor-
te di Roberto d'Angiò e scrive le prime opere. Nel 1340-41 ritorna a Firenze. Qui
svolge importanti incarichi pubblici e diplomatici e scrive le opere della sua ma-
turità. Muore a Certaldo nel 1375.
LE OPERE GIOVANILI DEL PERIODO NAPOLETANO
Filocolo (1336-38?), romanzo sentimentale in prosa; Filostrato (1335 o 1339)
poema narrativo in ottave la cui materia è l'amore tradito di Troiolo per Criseida
Teseida delle nozze d'Emilia (1339-41?), composto da 12 canti in ottave sullo
sfondo delle gesta guerresche di Teseo e delle Amazzoni.
IL RITORNO A FIRENZE E LE OPERE DELLA MATURITÀ
Amorosa visione (1342-43), poema allegorico di 50 canti in terzine, architetta-
to su modelli danteschi e intessuto di reminiscenze ovidiane. L'Elegia di ma-
donna Fiammetta (1343-44) narra una storia di travagli amorosi raccontata in
prima persona dalla protagonista. Il Ninfale fiesolano (1344-46?), poema in ot-
tave, parte dalla narrazione dei tragici amori del pastore Africo e della ninfa Men-
sola, per giungere a celebrare le leggendarie origini di Fiesole e Firenze: è la sua
opera più matura prima del Decameron.
IL 'DECAMERON'
Il Decameron, raccolta di 100 novelle inquadrata in una 'cornice' narrativa (1349-
53), è il capolavoro del Boccaccio. Un realismo attento alla definizione di un'u-
manità reale, e al tempo stesso votata a una profonda dignità, rende quest'ope-
ra l'esempio narrativo di una straordinaria commedia umana.
LETTERATURA DIDATTICO-ALLEGORICA
Fra i testi più antichi troviamo l'Intelligenza. Di Francesco da Barberino restano i
Documenti d'Amore e Reggimento e costumi di donna, pubblicati attorno al 1314.
Cecco d'Ascoli è autore dell'Acerba; Fazio degli Uberti è noto per il Dittamondo.
CRONACHISTI
Dino Compagni scrive un'appassionata Cronica delle cose occorrenti ne' tempi
suoi (1310-12) sulla lotta di fazione a Firenze ai tempi di Dante. Giovanni Villa-
ni (1280-1348) scrisse una Cronica dalla Torre di Babele alla discesa in Italia de-
gli Angioini (1266), continuata dal fratello Matteo Villani (1280/90-1363) fino al
1363, con intenti più moralistici che documentari.
MARCO POLO E IL 'MILIONE'
Mercante veneziano, si recò nel 1271 con il padre e lo zio in Cina e divenne uo-
mo di fiducia del Gran Khan Qubilai. Rientrato a Venezia nel 1292, scrisse in fran-
cese il Milione, resoconto straordinario del suo soggiorno in Cina: l'opera costi-
tuisce una sintesi potente del mondo medievale ed è una delle più famose della
letteratura italiana.
ROMANZI
Sul ciclo carolingio e bretone, Andrea da Barberino scrisse i famosissimi Reali
di Francia e il Guerrin Meschino, che godettero di straordinaria popolarità fino al-
l'Ottocento.
LETTERATURA FRANCESCANA
La letteratura francescana trova la sua sintesi nei Fioretti di San Francesco, di
fine Trecento, che sono una vera sintesi della spiritualità tardo medievale.
LETTERATURA DOMENICANA
Domenico Cavalca e Iacopo Passavanti sono i due più grandi predicatori di que-
sti anni; la loro scrittura è corposa e figurativa ma linguisticamente equilibrata.
Santa Caterina da Siena nelle sue Lettere sa trovare un'espressione nitida e den-
sa alla sua volontà di consolazione ed esortazione.
LIRICA
La lirica è tutta centrata sull'imitazione dello stilnovo. Sennuccio del Bene, lu-
cido epigono dello stilnovismo; Matteo Frescobaldi con uno stilnovismo sem-
plice, anche se un po' scontato; Antonio Beccari, che trova una sintesi di ele-
menti danteschi con tratti della tradizione giullaresca.
Nei rimatori realisti, il realismo disordinato e ribelle duecentesco si trasforma in
un senso più ordinato e borghese del vivere, che contiene in sé anche un'esi-
genza moralistica (per esempio, Antonio Pucci).
NOVELLISTICA
Giovanni Sercambi, con il suo Novelliero, è ricco di coloriture e di accenti parlati.
Il grande novelliere Franco Sacchetti con il Trecentonovelle mostra equilibrio e vi-
vacità, ma anche un 'buon senso' moralistico e borghese che non era presente in
Boccaccio.
UMANESIMO
Attraverso la valorizzazione della civiltà greco-latina, viene rivalutata l'importan-
za dell'uomo nel suo agire nel mondo per la costruzione di nuovi modelli di so-
cietà, in contrasto con una visione del mondo rinviante soltanto all'ultraterreno.
Salutati
La prima figura di rilievo è quella di Coluccio Salutati, cancelliere di Firenze per
più di trent'anni, tenace sostenitore dell'alto valore civile della cultura classica.
UMANISTI
Leonardo Bruni
Nelle Vite di Dante e Petrarca (1436) riconosce l'importanza del volgare e la va-
lidità del suo uso letterario.
Poggio Bracciolini
Le Facezie esaltano la nuova civiltà umanistica ponendo al centro 'morale' del-
le loro narrazioni l'abilità, la cultura e l'impegno dell'uomo civile.
Vittorino da Feltre
È il modello dell'insegnante umanista.
Leon Battista Alberti
L'uomo, al centro dell'universo, è chiamato a costruire se stesso con l'esperien-
za diretta, con l'ingegno e con la rielaborazione del sapere.
Valla e Piccolomini
Lorenzo Valla (che dimostra la falsità della donazione di Costantino) ed Enea Sil-
vio Piccolomini (grande papa mecenate con il nome di Pio II) risultano persona-
lità emblematiche del nostro umanesimo sia per gusto letterario sia per ricerca
filologica.
NEOPLATONISMO FIORENTINO
Marsilio Ficino
Ficino reinserisce nella tradizione cristiana il grande filone del pensiero platonico
e neoplatonico.
Pico della Mirandola
Rivendica la dignità dell'uomo, fatto da Dio artefice del proprio destino e supe-
riore agli stessi angeli.
BURCHIELLO
I sonetti caudati delle sue Rime sono caratterizzati da uno sperimentalismo co-
mico-giocoso che giustappone parole e immagini senza alcun nesso logico.
LORENZO DE' MEDICI
Grande mecenate e uomo di cultura, fece di Firenze il centro della vita culturale,
artistica e politica italiana; la sua produzione si divide fra gli atteggiamenti con-
creti popolari-burchielleschi e l'adesione al pensiero neoplatonico dell'Accade-
mia fiorentina. Nelle Selve d'amore e nei Canti carnascialeschi la sua poesia è di
vena malinconica.
POLIZIANO
I suoi capolavori sono la Fabula d'Orfeo e le Stanze per la giostra. Poliziano come
pochi altri credette nel valore assoluto della poesia portatrice di valori eterni di
bellezza e di armonia; ma allo stesso tempo sentì il senso della fugacità della vi-
ta, del rapido tramonto della giovinezza, la fine inevitabile di un sogno.
PULCI
Il suo capolavoro, il poema eroicomico Morgante, è la parodia dell'ideale umani-
stico di uomo artefice del proprio destino in un quadro di armonica perfezione.
SAVONAROLA
Nella sua azione politica e nelle sue Prediche denuncia la corruzione della Chie-
sa e auspica il ritorno del cristianesimo alla semplicità evangelica delle origini.
I CENTRI DI DIFFUSIONE DELL'UMANESIMO
Milano (Bramante, Leonardo da Vinci), Venezia (Barbaro; stampa: Aldo Manu-
zio), Ferrara (Boiardo), Roma, Napoli (Pontano, ai vertici della poesia lirica del
Quattrocento; Masuccio Salernitano, scrive il Novellino, la più importante rac-
colta di racconti quattrocentesca; Sannazaro).
BOIARDO
Nel poema cavalleresco Orlando innamorato Boiardo dichiara l'ideale umanistico del-
l'energia amorosa, che è capace di nobilitare l'uomo. Attraverso la sovrapposizione
dell'esperienza epica a quella lirica, Boiardo ha saputo interpretare la necessità del
superamento dell'ideale astratto della letteratura amorosa in favore del mondo mo-
derno e polifonico del poema. Il Canzoniere ha Petrarca come modello, ma la con-
vergenza di più modelli rompe l'equilibrio petrarchesco, inserendovi elementi poetici
eterogenei e originali.
SANNAZARO
Il capolavoro, l'Arcadia, misto di prose e di versi, è il capostipite del 'romanzo
pastorale' che ebbe duraturo successo in tutta Europa. Tema dominante la no-
stalgia per un'impossibile età dell'oro, esposto con una prosa lirica e musicale,
ricca di riferimenti colti. Importante anche la produzione in lingua latina (Elegiae,
di impronta malinconica; Eclogae piscatoriae, temi pastorali trasferiti tra i pe-
scatori napoletani; De partu Virginis, la natività di Gesù secondo moduli narrati-
vi della mitologia classica).
CLASSICISMO
A partire dagli anni '20 e '30 si consolida un'idea di raffinatezza e armonia lingui-
stico-espressiva, non più generica imitazione della letteratura classica.
Pietro Bembo
Il veneziano Pietro Bembo (1470-1547) delineò un 'classicismo del volgare' in gra-
do di superare in modo unitario l'ibridismo linguistico e stilistico dei vari volgari ita-
liani scritti. L'anno 1525 (prima edizione delle sue Prose della volgar lingua) può es-
sere considerato la data d'inizio dell'affermazione in sede letteraria del toscano co-
me modello linguistico; ed è solo da tale data che si può, a ragione, distinguere tra
lingua e dialetto.
Baldesar Castiglione
Baldesar Castiglione (1478-1529), nato presso Mantova, fu cortigiano presso i Gon-
zaga e poi i Montefeltro di Urbino. Divenuto ecclesiastico, fu mandato come nun-
zio apostolico a Madrid presso Carlo V. È autore del trattato Il libro del Cortegiano,
in 4 libri e in forma dialogica: nell'arco di quattro serate si delineano il ritratto psi-
cologico, fisico e le regole di comportamento del perfetto cortigiano. Lo stile lin-
guistico è improntato agli ideali rinascimentali di equilibrio, classicità e compo-
stezza.
CLASSICISMO FREDDO E RIGOROSO
Specie a metà secolo, è sempre più evidente il diffondersi di un classicismo tutto
esteriore e precettistico. Gli esponenti più significativi sono il modenese Ludovico
Castelvetro (1505-1571), autore di un commento volgarizzato alla Poetica di Ari-
stotele (1570), e soprattutto il marchigiano Annibal Caro (1507-1566), autore di
una libera traduzione in volgare dell'Eneide di Virgilio (1563-66).
LA VITA
Ludovico Ariosto (1474-1533), nato a Reggio Emilia, si trasferì a Ferrara dove
studiò. Svolse numerosi incarichi politici e diplomatici per gli Estensi, per i quali
organizzò anche numerosi spettacoli teatrali.
LE OPERE MINORI
Quattro commedie: le prime due (La Cassaria, 1508; I Suppositi, 1509) sono di
ambiente, incentrate sull'osservazione minuta di vizi, virtù, intrighi ed equivoci
umani, e risentono del modello novellistico boccacciano; risulta più macchinosa
la terza (Il Negromante, 1520); La Lena (1528) è senza dubbio la più riuscita.
Le sette Satire (1517-24), in terzine sul modello delle epistole oraziane, sono da
considerare uno dei momenti più alti dell'arte poetica ariostesca.
L''ORLANDO FURIOSO'
Poema epico-cavalleresco di 46 canti in ottave, è articolato in tre azioni: l'azione
epica, che funge da cornice, è incentrata sulla guerra tra cristiani e saraceni; l'a-
zione sentimentale, invece, si muove intorno a Orlando, alla sua ricerca di Ange-
lica, alla conseguente perdita del 'senno' e al suo ritrovamento; infine, l'azione
celebrativa è imperniata sui contrasti d'amore tra il moro Ruggiero e la valorosa
guerriera cristiana Bradamante. L'autore cerca una lingua più uniforme ed equili-
brata, vicina al fiorentino letterario, limitando gli eccessi regionalistici.
IL GIUDIZIO CRITICO
La grandezza di Ariosto risiede nell'armonica conciliazione delle contraddizioni
umane, risolta con superiore ironia e divertito distacco.
NICCOLÒ MACHIAVELLI
Nato a Firenze (1469-1527), fu uomo politico e diplomatico. Sue opere principali
sono: Il Principe (1513-14), Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1515-17), i
dialoghi De re militari (1521) e la Vita di Castruccio Castracani (1520). È autore an-
che della commedia La mandragola (1518).
Il pensiero politico
Il fulcro dell'attività politica è costituito dalla ricerca di ciò che è utile per l'insieme
dello Stato (che coincide con l'utile del principe e dell'insieme dei sudditi) e il ter-
reno d'indagine della politica è la 'verità effettuale della cosa' e non 'la immagi-
nazione di essa'. La formazione e la conservazione dello Stato è il vero centro del
pensiero machiavelliano, che fonda la politica come scienza autonoma, capace di
affrontare razionalmente i casi della 'fortuna' e di fornire i 'fini' di 'mezzi' adeguati
e coerenti.
FRANCESCO GUICCIARDINI
Francesco Guicciardini (1483-1540) fu uomo politico protagonista negli anni delle
guerre fra Spagna e Francia. Tra le opere principali, i Ricordi, il cui tema è la politi-
ca: l'uomo politico deve possedere 'il buon occhio del saggio' per esercitare la 'di-
screzione', cioè la capacità di comprendere e sapersi orientare in mezzo alle infi-
nite e concrete variazioni che si propongono, e per perseguire il 'particulare', cioè
l'onore e la dignità in un'epoca di crisi priva di alte finalità collettive.
La 'Storia d'Italia'
Nella Storia d'Italia (dal 1492 al 1534), dalle vicende storiche Guicciardini ricava la
convinzione che non è più possibile ragionare in termini campanilistici, in quanto le
cause della rovina di ogni singolo stato italiano derivano dalla crisi di tutto il siste-
ma politico. Così dallo studio del passato nasce una riflessione politica proiettata
nel futuro: l'identità storico-culturale d'Italia ha bisogno di realizzarsi in un organi-
smo unitario, che egli pensa di tipo federale.
NOVELLA
Continua l'imitazione del Boccaccio. Principale esponente Matteo Bandello (1485-
1561), le cui novelle non sono inserite in alcuna struttura generale e il loro acco-
stamento non segue un ordine o un criterio tematico ben definito. Grande è la va-
rietà di temi e registri: si va dal tragico al grottesco, dal comico al farsesco, dall'o-
sceno al patetico. Si osserva comunque una certa predilezione per il genere eroti-
co e per gli 'amori sfortunati'.
COMMEDIA
Riprende temi classici e volgari (Decameron). Esponenti principali Bernardo Dovizi
da Bibbiena (1470-1520), autore della Calandria (1513), e Angelo Beolco detto Ru-
zante (1496-1542). Nelle sue opere (Betìa, 1524-25; Bilora, 1529; Moscheta, 1529)
il mondo contadino è rappresentato senza abbellimenti o sfumature letterarie, sen-
za patetismi né tendenze caricaturali: in primissimo piano vi è la rappresentazione
grottesca e dolente della realtà, mentre diventa sempre più forte nello spettatore
la percezione della tragicità dei fatti narrati con linguaggio (i dialetti padovano e
bergamasco) e strumenti comici.
TRAGEDIA CLASSICISTICA
Segue le regole formulate nella Poetica di Aristotele: unità di tempo, luogo e azio-
ne. Autore della prima tragedia 'regolare' (Sofonisba, 1524) è Gian Giorgio Trissi-
no (1478-1550), che affrontò anche la questione della lingua a favore di un parlar
comune contro la fiorentinità (Il castellano, 1529).
ANTICLASSICISMO
Plurilinguismo, lingua macheronica (la continua contaminazione di parole latine con
termini volgari e viceversa) sperimentano una forma opposta al classicismo vol-
gare.
TEOFILO FOLENGO
Monaco benedettino mantovano, Teofilo Folengo (1491-1544) fu autore del poe-
ma epico maccheronico Baldus, la cui regola fondamentale è la ricerca parados-
sale di sempre nuove situazioni con le quali confrontarsi, per sperimentare la for-
za espressionistica di una lingua che si regge sulla tensione fra i due suoi elemen-
ti costitutivi: da una parte la rigidità metrico-grammaticale del latino e dall'altra l'e-
spressione carnevalesca del dialetto.
PIETRO ARETINO
Pietro Aretino (1492-1556), amico di letterati e artisti, consigliere di principi e re,
nei suoi Ragionamenti, scritti negli anni '30, sfruttò tutte le potenzialità espressive
del parlato volgare e, giocando su differenti modi linguistici (l'epico, il ricattatorio,
il comico, l'osceno, il devoto ecc.), pervenne a una lingua perfettamente adegua-
ta a rappresentare la sua prospettiva dissacratoria e il suo scetticismo morale.
MANIERISMO
Si sviluppa a partire dal 1530 una tendenza, sorta in ambito artistico, che privile-
gia, in letteratura, il virtuosismo formale con accentuazione di toni elegiaci, effetti
decorativi e paesaggistici, tema del dolore. Il petrarchismo ne fu uno degli aspetti
più manifesti.
GIOVANNI DELLA CASA
Giovanni Della Casa (1503-1556) fu ecclesiastico di carriera. Le Rime, edite po-
stume nel 1558, sono considerate il più bel canzoniere italiano tra Ariosto e Tasso.
Il Galateo, anch'esso postumo (1558) in una prosa raffinata codifica, all'interno de-
gli ideali umanistici della cortesia e della misura, norme di comportamento im-
prontate all'ideale classico del giusto mezzo.
FRANCESCO BERNI
Francesco Berni (circa 1497-1553), al servizio di ecclesiastici famosi e dei Medici,
morì avvelenato. Nei suoi Capitali, pubblicati a partire dal 1537, le radicali dichia-
razioni di poetica, unitamente ai versi aspri e dissacratori, esprimono un atteggia-
mento decisamente antiletterario.
AGNOLO FIRENZUOLA
Pseudonimo del fiorentino Michelangiolo Giovannini (1493-1543), monaco vallom-
brosano, compose tra il 1523 e il 1525 i Ragionamenti, originale raccolta costitui-
ta da novelle di contenuto erotico e comico, scritte in una lingua vicina al parlato,
affiancata però da dotti e raffinati interventi sulla natura d'amore, per i quali il lin-
guaggio diventa ricercato e fortemente letterario.
LASCA
Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca (1503-1588), fiorentino, scrisse le novel-
le delle Cene (pubblicate postume, 1743, 1756 e 1815) di argomento vario (beffe,
storie comiche e tragiche, avventure amorose), che reinterpretano il motivo della
burla boccaccesca con sensualità ed estro caricaturale.
TORQUATO TASSO
Nato a Sorrento (1544-1595), visse una vita drammatica peregrinando tra varie
città e corti italiane, vittima di turbe psichiche, dello sforzo creativo e delle an-
gosce derivanti dalla vita cortigiana.
Opere principali
Aminta (1573), favola pastorale in cui il mondo è rappresentato come una spe-
cie di paradiso terrestre non toccato dal peccato né tanto meno dalla consape-
volezza di esso; è la dimensione in cui l'essere umano raggiunge la perfezione
seguendo il proprio istinto naturale.
La Gerusalemme liberata (1581), poema in ottave in 20 canti, nel quale, parten-
do dal principio delle finalità educative della poesia, Tasso si propone di narrare
una vicenda che esalti il 'meraviglioso cristiano', si fondi sulla storia (quella del-
la prima crociata) e presenti elementi atti a stupire il lettore e a renderlo più di-
sponibile ad accogliere la verità.
BAROCCO
Definizione terminologica
Pare che 'barocco' derivi dall'incrocio tra il sostantivo 'baroco', che nella filoso-
fia scolastica designava un particolare sillogismo paradossale, e il portoghese bar-
roco, indicante un tipo di perla irregolare e sgraziata.
Temi
Artificio, 'acutezza', preziosismo, 'concettismo': il virtuosismo diventa la 'mera-
viglia' e il 'piacere' di una continua simulazione fra l'arte e la natura.
MARINO
La lira (1608-14) è la raccolta lirica, ricca di sonorità e invenzioni; La galeria (1619)
è la rassegna di opere di scultura e pittura di artisti contemporanei; il capolavoro
dell'Adone (1623) è un immenso coacervo di immagini, una 'fabbrica delle me-
raviglie', un succedersi inarrestabile di metafore, come se fossimo in un ellenismo
tutto 'italiano', originalmente vivo e personale.
LIRICA CONCETTISTA
Marino è il riferimento fondamentale. Il 'concetto' è una specie di illuminazione
mentale che accende la 'meraviglia', come se le parole fossero tanto più vere
quanto più capaci di visionarità, di invenzione creatrice. Gli autori più importan-
ti: Stigliani, Achillini e Ciro di Pers.
TASSONI
Il suo capolavoro è La secchia rapita (1627), che propone un gioco sottilissimo
e vivace di alternanza di serio e faceto. Il 'poema eroicomico' nasce dalla crisi
del poema cavalleresco umanistico (in cui serio e comico si integrano) e dalla
presenza del nuovo modello della Gerusalemme di Tasso, in cui il poema eroico
si chiude in una 'serietà' tragica e religiosa.
CLASSICISMO BAROCCO
Per la sua ricerca di una leggerezza facile e chiara, è un'alternativa al marinismo;
i rappresentanti maggiori sono Chiabrera e Testi.
FRUGONI
Il cane di Diogene, (postumo 1689), risulta un vero e proprio pastiche, cioè un'o-
pera che vuole concentrare in sé qualunque argomento e qualsiasi modo per
parlarne.
LETTERATURA DIALETTALE E POPOLARE
La raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti (postumo, 1634-36) del napoletano Ba-
sile presenta una vivacità narrativa straordinaria, un uso brillante e moderno del-
la lingua. Minori sono i libri di Giulio Cesare Croce, famoso per le Sottilissime astu-
zie di Bertoldo.
CAMPANELLA
Esprime la sua teologia e il suo pensiero utopico di riforma sociale e religiosa
(Città del sole, 1623) con una lingua esuberante e ricca. Le sue Poesie lo collo-
cano tra i massimi poeti del secolo in Italia ed espongono una visione del poeta-
profeta in contrasto con il poeta-retore dominante all'epoca.
GALILEI
Il Dialogo (1623) è una delle opere più significative della letteratura italiana, sia per
la complessità e l'importanza degli argomenti trattati, sia perché in essa viene ela-
borata la prosa scientifica italiana, 'inventando' una lingua rigorosa e duttile.
GLI SCRITTORI GESUITI
Segneri e soprattutto Bartoli presentano una scrittura elegante, fluida e armo-
niosamente equilibrata, che influenzerà la prosa del Settecento e del primo Ot-
tocento.
SARPI
È il maggiore storico della sua epoca. Nel suo capolavoro, la Istoria del concilio
tridentino, individua le cause della rottura tra cattolici e protestanti negli interessi
mondani e temporali della curia romana; quegli stessi interessi, a suo modo di
vedere, hanno causato il fallimento del concilio, da cui sono usciti rafforzati l'au-
toritarismo papale e la mondanizzazione della Chiesa.
L'ARCADIA
La reazione al barocco è rappresentata sul piano poetico dall'Arcadia (1690), che
propugna una nuova semplicità razionalistica con un linguaggio chiaro e lineare.
Per Gravina la poesia assume una forte comunicatività sociale.
STORIOGRAFIA
Sono l'erudizione, le ricerche di archivio e di repertori la grande novità del pen-
siero critico settecentesco italiano. Muratori lotta per un rinnovamento del sa-
pere, in una prospettiva già illuministica; Giannone propone una storia laica del-
le istituzioni; per Vico solo la storia (e non la natura) può essere indagata e co-
nosciuta adeguatamente dall'uomo.
IL MELODRAMMA DI METASTASIO
La preminenza assoluta del librettista sulla musica, l'ordine lirico e strutturale del-
la parola scritta non riducono ma esaltano il fascino della musica e dello spetta-
colo. Il melodramma di Metastasio è pura fantasia, armonia perfetta di parole
semplici e limpide e musica.
LA LIBRETTISTICA E DA PONTE
I libretti di Da Ponte (Le nozze di Figaro, Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, Co-
sì fan tutte ossia la scuola degli amanti) sono meccanismi perfetti di vitalità creatri-
ce, capace però di distruggere spavaldamente, quasi per troppa luce, tutti i valori cul-
turali (e politici) che il melodramma aveva per decenni custoditi.
CARATTERI GENERALI
L'illuminismo italiano ha come riferimento principale il pensiero francese, anche
se rimane un fenomeno prudente e mai radicale.
GLI ILLUMINISTI
Algarotti fu un buon divulgatore delle scienze (Newtonianismo per le dame).
Baretti propugnò con notevole vis polemica (la 'Frusta letteraria') la letteratura
come comunicazione forte, votata a negare la pedanteria e le convenzioni.
Genovesi e Galiani propugnarono un liberismo concreto e furono importanti espo-
nenti del pensiero economico settecentesco.
GOLDONI
La vita
Nasce nel 1707 a Venezia e vive sempre della sua opera di autore teatrale; im-
portanti sono le sue collaborazioni con il teatro Sant'Angelo (1749-1753) e con
il teatro San Luca. Nel 1762 si reca a Parigi per lavorare per la 'Comédie italien-
ne'. Muore a Parigi nel 1793.
La riforma teatrale
Goldoni supera la forma della commedia dell'arte, basata su un canovaccio che
delinea gli elementi salienti della storia liberamente interpretata dagli attori, per
scrivere l'intero testo teatrale, con i suoi dialoghi, per determinare la psicologia
dei personaggi e rappresentare la realtà e non una sua caricatura.
I capolavori
Le commedie più importanti e continuamente rappresentate di Goldoni sono: La
locandiera (1753); Il campiello (1756), I rusteghi (1760); Sior Tòdaro brontolon
(1762); Le baruffe chiozzotte (1762).
Poetica
Il suo punto di riferimento è la rappresentazione realistica del ceto medio e di una
morale più umana e concreta. Goldoni non aspira a cambiamenti radicali, ma a
una civiltà più gentile e rispettosa dei diritti, nella quale tramontassero le con-
suetudini 'rusteghe' in favore di rapporti basati sulla lealtà, sul riconoscimento
ragionevole della sfera dei sentimenti.
ANTIGOLDONIANI
Alla commedia goldoniana Carlo Gozzi contrappone con forza il ritorno alla com-
media dell'arte, alla sua comicità spontanea e alle sue invenzioni sceniche, pri-
vilegiando soprattutto la fantasia creativa dell'intreccio.
'IL CAFFÈ' E GLI ILLUMINISTI LOMBARDI
'Cose e non parole' è un motto del 'Caffè'; l'illuminismo lombardo si sgancia
completamente da ogni residuo arcadico per tentare una cultura impegnata nel-
le battaglie civili. Protagonisti: Alessandro e Pietro Verri (Le osservazioni sulla
tortura del 1777); Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene del 1764).
GIUSEPPE PARINI
È il modello del poeta classicista, che media ragione e grazia, bellezza e dignità
morale. La sua poetica si fonda sull'equilibrio tra la compostezza classica e un
forte senso di responsabilità civile. Opere: Odi, raccolte in volume (1791); i la-
vori più vicini al nuovo gusto neoclassico (Il messaggio, 1793; A Nice, 1793; Al-
la Musa, 1795). Il capolavoro, il poemetto storico Il giorno: Mattino (1763) e Mez-
zogiorno (1765), mentre rimasero ampiamente incompiute le altre due parti, il
Vespro e la Notte.
NEOCLASSICISMO
Il teorico è J.J. Winckelmann; i cardini neoclassici sono una bellezza pura, ar-
monica, razionale quanto nostalgica, in cui riemerga la 'nobile semplicità e quie-
ta grandezza'. Il neoclassicismo italiano è soprattutto un modello di 'stile uffi-
ciale'. Il rappresentante maggiore è Monti.
PREROMANTICISMO EUROPEO
I suoi caratteri principali: la moda delle 'visioni' dell'aldilà (F.G. Klopstock); la dif-
fusione della poesia 'notturna' e sepolcrale (E. Young e T. Gray); l'esplosione dei
romanzi 'gotici', ambientati tra fantasmi e leggende antiche (H. Walpole); la na-
scita di un gusto 'primitivo', alla ricerca delle leggende segrete dei celti e dei
germani (i Canti di Ossian, scritti da James Macpherson).
Preromanticismo italiano
Un gusto per il 'notturno' e le 'visioni' è presente anche in composizioni di mi-
sura neoclassica. Notevoli le traduzioni da Ossian di Melchiorre Cesarotti; il gu-
sto delle 'rovine' e del mistero di Alessandro Verri, Aurelio Bertola De' Giorgi e
Alfonso Varano.
LE OPERE
Nel 1777 compone il trattato Della tirannide; fra il 1777 e il 1779 cura la stesura del
trattato Del principe e delle lettere, le Rime e la Vita; nel 1783 a Siena stampa i pri-
mi due volumi delle sue tragedie, ripubblicate in sei volumi a Parigi fra il 1787 e 1789.
POETICA
Alla base della scelta letteraria della tragedia c'è il rifiuto di tutto ciò che limiti
l'individuo, prima di tutto la società assolutistica dell'antico regime. Il classici-
smo alfieriano non è mai gusto neoclassico: indifferente a una visione estetico-
formale, il suo classicismo è la ricerca spasmodica di un modello di rigore mo-
rale, tanto assoluto quanto 'impossibile'.
ANNI DELLA RIVOLUZIONE
Molti giornali italiani ('Il Monitore italiano', 'Il Monitore napoletano') contribui-
scono al diffondersi di una cultura capace di partecipare agli eventi pubblici.
La critica antigiacobina
Il più grande critico del giacobinismo è il napoletano Vincenzo Cuoco, che nel suo
Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 ne denuncia l'astrazione ideo-
logica e la mancanza di una prospettiva politica realistica per l'Italia.
MONTI
Gli anni romani
Nel clima neoclassico papalino scrive opere come l'Ode al signor di Montgolfier
(1784) e la Bassvilliana (1793).
Gli anni milanesi
Passa al servizio di Napoleone. Scrive Il pericolo (1798) e Per la liberazione d'I-
talia (1801); pubblica la traduzione dell'Iliade (1810).
La Restaurazione
Con la Restaurazione passa al servizio degli austriaci. Scrive Pel giorno onoma-
stico della mia donna Teresa Pikler (1826).
Giudizio critico
Monti è il più grande poeta neoclassico. Nonostante l'incoerenza politica, ebbe
un gran merito: creare un 'classicismo borghese italiano', il carattere di una cul-
tura finalmente nazionale, definita rispetto allo stile neoclassico internazionale.
LA VITA
Nasce nell'isola greca di Zante nel 1778. Completa gli studi a Venezia a partire
dal 1793. Nel 1797 si arruola nell'esercito napoleonico.
Deluso da Napoleone, che ha consegnato Venezia all'Austria (1797), negando i
principi di nazionalità, si trasferisce a Milano (poi a Firenze), entra in contatto con
i principali letterati dell'epoca (Parini e Monti) e vive anni di grandi passioni e di
intensa attività creativa.
Dopo la sconfitta di Napoleone e la restaurazione austriaca fugge in esilio in In-
ghilterra (1816), dove conduce una vita segnata dalle difficoltà economiche; muo-
re presso Londra nel 1827.
LE OPERE
L''Ortis'
Riscritto nel 1802, dopo una stesura incompleta del 1798, il romanzo le Ultime
lettere di Jacopo Ortis testimonia il travaglio letterario e politico di una cultura
italiana sostanzialmente delusa dai nuovi principi rivoluzionari.
I 'Sonetti' e i 'Sepolcri'
I Sonetti (1803) e il carme Dei sepolcri (1806-07) impongono un neoclassicismo
eroico e prerisorgimentale, mai tentato dai poeti neoclassici contemporanei a Fo-
scolo.
'Le Grazie'
Poema incompiuto in tre inni, celebra in una mitica Grecia la poesia come su-
premo ideale di bellezza. È uno dei capolavori di Foscolo.
GIUDIZIO CRITICO
Foscolo è uno scrittore di crisi ma anche di profonda rinascita: accese il grande
insegnamento musicale e ideale del neoclassicismo di una passione drammati-
ca del tutto romantica ed europea.
IL ROMANTICISMO
I temi della cultura romantica sono l'esaltazione dell'individualismo e della natu-
ra del genio; l'affermazione del continuo divenire della storia; la supremazia del-
la passione, del sogno e del dramma personale. Anche la fiaba è un modo per
scoprire le passioni naturali del popolo.
Romanticismo italiano
Giovanni Berchet (Lettera semiseria di Giovanni Grisostomo al suo figliuolo, 1816)
afferma il carattere 'popolare' (nel senso di borghese) della poesia romantica; Sil-
vio Pellico (con Le mie prigioni, 1832) ottiene un grande successo descrivendo le
sue sofferenze di patriota incarcerato dall'Austria.
CARLO PORTA
Simpatizzante del movimento romantico, Carlo Porta scrive in un duttilissimo dia-
letto milanese. Le sue Poesie (1826) sono un esempio altissimo di dolente sati-
ra sociale e di guizzante comicità, riflesse nell'infinita varietà di registri del dia-
letto.
GIUSEPPE GIOACHINO BELLI
Con i suoi 2279 Sonetti intende lasciare un 'monumento' alla plebe romana, os-
servata con occhio distaccato, in un 'inferno'' in cui tutto si ripete rimanendo
immobile. Da questo senso di impotenza nasce l'amara comicità belliana.
LA VITA
Dopo studi in collegio a Milano, si reca a Parigi (1805) dove frequenta i salotti in-
tellettuali. Nel 1810 si converte al cattolicesimo e sposa Enrichetta Blondel, dal-
la quale avrà dieci figli. Rientrato a Milano, simpatizza per i romantici contro i
classicisti. Vive prevalentemente il resto della vita a Milano e nella vicina Brusu-
glio, dedito agli studi. Nel 1840, morta la moglie, sposa Teresa Stampa. Nel 1861
è nominato senatore del Regno d'Italia e vota per Roma capitale nonostante l'op-
posizione papale.
OPERE POETICHE
Gli Inni sacri (1815) e le odi civili, Marzo 1821 e Il cinque maggio (1821) hanno
uno 'stile petroso', lontano dai modelli petrarcheschi e ricco di riferimenti bi-
blici.
LE TRAGEDIE
Il conte di Carmagnola (1820) è segnata da un pessimismo radicale; l'Adelchi
(1822) oppone le ragioni della giustizia e della pietà a quelle della politica.
'I PROMESSI SPOSI'
La prima redazione del romanzo ha il titolo di Fermo e Lucia (1821-23); le altre
due sono del 1827 e del 1842. Vuole essere un grande romanzo capace di rivol-
gersi al popolo, in cui converge tutta la poetica manzoniana.
LA POETICA
La letteratura deve cercare il 'vero' e dunque il 'reale'. Il suo scopo è l'inse-
gnamento offerto a tutte le classi sociali. Il cattolicesimo è un modo per propor-
re romanticamente l'idea nazionale e morale di letteratura. La lingua, in quanto
mediazione fra dialetto e toscano letterario, è la via essenziale di questa comu-
nicatività nazionale.
LA VITA
Precoce, autodidatta, poeta e filologo, vive prevalentemente nella natia Reca-
nati, afflitto da gravi problemi di salute. Compie brevi soggiorni a Roma, Milano,
Firenze, Pisa e Bologna e infine si trasferisce a Napoli, dove muore.
FILOSOFIA
La realtà è 'solido nulla'; il nulla-materia provoca dolore; la natura è la materia-
lizzazione dell'enigma del nulla. Non c'è posto per filosofie spiritualistiche e otti-
mistiche.
OPERE IN PROSA
Lo Zibaldone, sterminato laboratorio introspettivo annotato tra il 1817 e il 1832,
e le Operette morali, un capolavoro di ironia e ricerca filosofica.
OPERE POETICHE
I Canti, pubblicati in due edizioni nel 1831 e 1835, più una postuma del 1845, che
contengono il primo nucleo delle nove canzoni (tra cui: Ad Angelo Mai; Nozze
della sorella Paolina; A un vincitore nel pallone; Bruto minore; Ultimo canto di
Saffo) del 1818-22 e dei cinque piccoli idilli (capolavori assoluti: L'infinito; Alla lu-
na) del 1819-21; i 'grandi idilli' (Il risorgimento; A Silvia; Il passero solitario; Le
ricordanze; La quiete dopo la tempesta; Il sabato del villaggio; Il canto notturno
del pastore errante dell'Asia), composti intorno al 1828-29; il cosiddetto 'ciclo
di Aspasia' (Il pensiero dominante, Consalvo, Amore e Morte, A se stesso, Aspa-
sia), composti fra il 1832 e il 1835; infine Il tramonto della luna e il canto corale
della Ginestra.
POETICA
Al centro della poesia è il dolore umano e l'unica risposta possibile: dire la verità
a se stessi. La letteratura è un'esperienza di struggente rammemorazione, pole-
mica con gli ottimisti e alla ricerca di una consolazione filosofica.
SCUOLA DEMOCRATICA
Scrivere è lottare; significa educare il popolo a una nuova coscienza nazionale, libe-
ra e repubblicana. Esponenti: Giuseppe Mazzini (1805-1872), patriota e intellettua-
le, fonda la Giovine Italia, autore di saggi (Scritti letterari di un italiano vivente, 1847;
Dei doveri dell'uomo, 1861); i romanzieri Giovanni Ruffini (1807-1881) e Francesco
Domenico Guerrazzi (1804-1873).
Carlo Cattaneo
Carlo Cattaneo (1801-1869) fondò a Milano la rivista 'Il Politecnico' (1839), organo
di diffusione del riformismo. Elaborò un progetto repubblicano e federalista dell'Ita-
lia. Principali opere: Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
(1848), Memorie di economia pubblica (1860).
Carlo Tenca
Carlo Tenca (1816-1883), critico militante promosse il reale e scrisse Delle condizioni
dell'odierna letteratura in Italia (1846).
Carlo Pisacane
Carlo Pisacane (1818-1857), esponente del pensiero rivoluzionario vicino al sociali-
smo, fece coincidere pensiero e azione. Morì nella spedizione di Sapri.
SCUOLA CATTOLICO-LIBERALE
Si esprime nel cosiddetto 'neoguelfismo', che vedeva il cattolicesimo e la Chiesa co-
me garanti di una nuova coscienza nazionale. La prospettiva politica fu prevalente-
mente moderata. Esponenti: Vincenzo Gioberti (1801-1852), autore del manifesto del
neoguelfismo Del primato morale e civile degli italiani (1843); i piemontesi Cesare
Balbo (1789-1853) con Delle speranze d'Italia (1844) e Massimo D'Azeglio (1798-
1866), autore di romanzi storici (Ettore Fieramosca ossia la disfida di Barletta, 1833)
e di un'autobiografia (I miei ricordi, 1867). Figura più complessa quella di Antonio Ro-
smini (1797-1855), che propose una forte riforma della Chiesa.
NICCOLO' TOMMASEO
Linguista straordinario e scrittore di forte impianto religioso-mortale, Tommaseo
(1802-1874), padovano, partecipò alla rivolta veneziana del 1848. Scrisse trattati, ro-
manzi, ma monumenti fondamentali sono il suo Nuovo dizionario della lingua italiana
(1858-79) e il romanzo Fede e bellezza (1840).
GIUSEPPE GIUSTi
Esponente della poesia satirica, Giusti (1809-1850) compose Versi (1844), scherzi
politici e un libro storico-politico Cronaca dei fatti di Toscana (1890).
IPPOLITO NIEVO
Patriota garibaldino (1831-1861), morì durante la spedizione dei Mille. Le Confessioni
di un italiano, scritto nel 1857-58, pubblicato postumo nel 1867, è il ritratto di una ge-
nerazione delusa ma anche definitivamente congedata dall'illusione risorgimentale.
FRANCESCO DE SANCTIS
Napoletano (1817-1883), con la sua Storia della letteratura italiana (1870-71) rico-
struisce il grande sfondo storico etico-civile dal quale sono sorti i capolavori della let-
teratura italiana. La sua opera indica l'apertura a un nuovo realismo non più indebo-
lito dal sentimentalismo romantico. L'artista deve immergersi nella società.
SCAPIGLIATURA
La Scapigliatura, sorta e sviluppatasi a Milano negli anni '70-'80, più che un ve-
ro gruppo fu un orientamento di rottura e di anticonformismo per provocare e at-
taccare (attraverso un furioso sperimentalismo formale) la polverosa e senti-
mentale tradizione retorico-umanistica.
Esponenti
C. Arrighi (1830-1906); U.I. Tarchetti (1839-1869); il musicista e scrittore Arri-
go Boito (1842-1918); Emilio Praga (1839-1875), poeta (Fiabe e leggende, 1867)
e narratore (Memorie del presbiterio, 1877).
Carlo Dossi
Carlo Dossi (1849-1910) è l'esponente più rappresentativo della Scapigliatura,
autore di ritratti negativi tra ironia e paradosso (L'Altrieri-nero su bianco, 1868, e
Vita di Alberto Pisani scritta da C.D., 1870).
CARDUCCI
Carducci (1835-1907), attivo nell'insegnamento universitario e nella vita politi-
ca, vate del Regno d'Italia, riuscì a rimettere in gioco sia le estenuate istanze
del nostro migliore classicismo, sia le nuove necessità realistiche europee. Pro-
duzione giovanile: Juvenilia (1850-60), Levia gravia (1861-71), Giambi ed epo-
di (edizione definitiva 1882). Produzione della maturità: Odi barbare (1877) e Ri-
me nuove (1887); Rime e ritmi (1899). Notevole la sua sperimentazione metri-
co-linguistica.
VERISMO
Il verismo si propone, coerentemente con le concezioni naturalistiche, di offrire
al lettore la fotografia della realtà senza interferenza dell'autore. Ma per il veri-
smo la letteratura non è una scienza: la narrazione resta l'esperienza misteriosa
dell'inspiegabile destino umano. Gli ambienti veristi sono prevalentemente la
campagna del meridione.
Luigi Capuana
Luigi Capuana (1839-1915), siciliano, autore dei romanzi Giacinta (1879) e Il mar-
chese di Roccaverdina (1901).
Federico De Roberto
Federico De Roberto (1861-1927), napoletano: romanzi L'illusione (1891) e il ca-
polavoro I viceré (1894).
Emilio De Marchi
Emilio De Marchi (1851-1901), milanese: romanzi Il cappello del prete (1887),
Demetrio Pianelli (1889), Giacomo l'idealista (1897).
Matilde Serao
Matilde Serao (1856-1927), napoletana: Il ventre di Napoli (1884), Il paese di
cuccagna (1891).
Grazia Deledda
Grazia Deledda (1871-1936), sarda, premio Nobel (1926): romanzi Elias Portolu
(1903), Cenere (1904), Canne al vento (1913), La madre (1920).
Edmondo De Amicis
Edmondo De Amicis (1846-1908), ligure, autore del libro per ragazzi Cuore (1886).
GIOVANNI VERGA
Nativo di Catania (1840-1922), fu protagonista del verismo italiano. Periodo pre-
verista: Una peccatrice (1866), Storia di una capinera (1871), Tigre reale (1875),
Eros (1875). Verismo: Vita dei campi (1880), Novelle rusticane (1883), il ciclo dei
vinti con I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889). Ultimo periodo: Dal
tuo al mio (1903). Nella novella L'amante di Gramigna espone la teoria dell'im-
personalità: 'il romanzo avrà l'impronta dell'avvenimento reale, e l'opera d'arte
sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed essere sorta spontanea come un
fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore'.
ANTONIO FOGAZZARO
La letteratura del vicentino Fogazzaro (1842-1911) è un incontro di sensualità e
di ricerca religiosa. Il mistero, il dramma della malattia, si fondono in un dispe-
rato squilibrio spirituale. Romanzi: Malombra (1881), Daniele Cortis (1885), Pic-
colo mondo antico (1895), Piccolo mondo moderno (1901), Il Santo (1905).
DECADENTISMO
Il decadentismo si sviluppa a partire dagli anni '80 e con origine a Parigi. In op-
posizione al positivismo esalta l'irrazionalità, il mistero, l'estetismo e la prospet-
tiva simbolista.
D'ANNUNZIO
Vita
Gabriele D'Annunzio (1863-1938) vive sprezzante di ogni morale comune, but-
tandosi con lo stesso ardore nella vita privata e pubblica e nella produzione let-
teraria. Affronta quasi tutti i generi letterari. Tipico esponente del decadentismo,
ha il grandissimo merito di sprovincializzare la nostra letteratura.
Opere
Periodo verista: Canto novo (1882), Novelle della Pescara (1902). Periodo deca-
dente: i romanzi Il piacere (1889), L'innocente (1892), Il trionfo della morte (1894);
in poesia, Poema paradisiaco (1893). Produzione teatrale: La figlia di Iorio (1904),
La fiaccola sotto il moggio (1905), La nave (1908). Il capolavoro poetico: Laudi:
Maia (1903), Elettra (1903) e Alcyone (1904). Ultimo periodo: La Leda senza cigno
(1913), Notturno (1921), Libro segreto (1935).
PASCOLI
Giovanni Pascoli (1855-1912) vive un'infanzia e gli anni giovanili turbati da gravi
lutti familiari. Dopo anni di impegno politico, diviene docente universitario.
Opere Opere poetiche: Myricae (1891); i Poemetti (1897); i Canti di Castelvecchio
(1903); Poemi conviviali (1904), Odi e inni (1906); Canzoni di re Enzio (1911);
Poemi italici (1911); Poemi del Risorgimento (1913, postumo). Notevole anche
la sua produzione in latino.
Poetica
Nella poesia parla una voce 'fanciulla', che coglie il mistero in forma diretta e in-
difesa, per brevi lampi e raffinati tocchi di colore. La poesia è la trascrizione del
mistero delle cose. La sua poesia simbolista, la sperimentazione espressiva rie-
scono a gettare le basi per la grande esperienza poetica del Novecento.
IL CREPUSCOLARISMO
Il mondo poetico crepuscolare si compone di situazioni ricorrenti, per lo più del
piccolo mondo della provincia. I poeti non credono più ai valori tradizionali, filo-
sofici, politici o scientifici imperanti. Si sentono soli e incompresi e si chiudono
nel proprio disagio. La lingua è sempre dimessa e prosastica. Solo in Gozzano do-
minano un'ironia e autoironia lancinante.
Esponenti principali
Esponenti principali furono i poeti Guido Gozzano (1883-1916), Sergio Corazzini
(1886-1907), Marino Moretti (1885-1979), Corrado Govoni (1884-1965).
IL FUTURISMO
Il futurismo è il movimento d'avanguardia più importante di inizio secolo. Si ba-
sa sul rifiuto di tutte le forme artistiche tradizionali; cerca un linguaggio speri-
mentale ed eversivo, adeguato alla moderna civiltà delle macchine e basato su
un atteggiamento che vuole riprodurre il vitalismo dell'epoca moderna. L'elabo-
razione teorica fu affidata ai cosiddetti 'manifesti'.
Esponenti principali
Il rappresentante più significativo è Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944),
che pubblicò il primo Manifesto del futurismo (1909). Fra gli altri esponenti di ri-
lievo: Ardengo Soffici (1879-1964) e Aldo Palazzeschi (1885-1974), il quale
tuttavia dopo un'iniziale adesione al futurismo passa a una narrativa meno spe-
rimentale e più realistica (Le sorelle Materassi, 1934).
'LA VOCE'
'La Voce' (1908-1916) è una delle principali riviste dei primi del Novecento. Il
suo lavoro rappresenta e sintetizza il grande dibattito culturale d'inizio secolo. I
vociani vogliono un forte impegno morale ed espressivo. La lingua poetica si apre
al cosiddetto 'frammentismo', cioè a un'espressione poetica capace di trascri-
vere direttamente il dramma esistenziale.
Esponenti principali
Il triestino Scipio Slataper (1888-1915, autore del romanzo Il mio Carso, 1912);
il ligure Giovanni Boine (1887-1917, autore del romanzo autobiografico Il pec-
cato, 1914); il genovese Piero Jahier (1884-1966, che esaltò la vita di un'uma-
nità semplice e tenace nel romanzo Con me e con gli alpini, 1919); il goriziano
Carlo Michelstaedter (1887-1910, La persuasione e la rettorica, 1913).
FEDERIGO TOZZI
L'arte del senese Tozzi (1883-1920) trae origine dalla rappresentazione di una
materia fortemente autobiografica, fatta di ricordi ancora dolorosi, di fobie, di pul-
sioni profonde del suo animo. La scrittura rispetta la struttura dei periodi, gli aspet-
ti fonetici vicino all'andamento della lingua parlata, e acquista nell'insieme una
grande carica espressionistica. Sue opere principali sono: Bestie (1917), Con gli
occhi chiusi (1919), Tre croci (1920), Il podere (1921).
CROCE
Filosofo fondatore del neoidealismo italiano, storiografo e critico lettarario, Bene-
detto Croce (1866-1952) è l'indiscusso riferimento dell'estetica e della critica let-
teraria del Novecento italiano. Formulò il concetto di intuizione-espressione, osser-
vando che l'immagine che l'artista riproduce con il suo mezzo specifico è anzitutto
rappresentazione di un sentimento: l'opera d'arte non è cioè semplice imitazione o
riproduzione d'una realtà individuale, bensì del modo autonomo in cui l'artista vede
o intuisce quella realtà; in essa dunque contenuto e forma sono tutt'uno.
Giudizio
Convinto assertore di una concezione dell'arte come armonica perfezione, si op-
pose ad autori e correnti innovatori e d'avanguardia.
ANTONIO GRAMSCI
Antonio Gramsci (1891-1937), uno dei fondatori del Partito comunista d'Italia
(1921), rifiuta la concezione elitaria della cultura, auspicando l'avvento di un in-
tellettuale 'organico', cioè partecipe dello sviluppo sociale. Per lui la cultura (le
idee e la divulgazione) vive in una realtà dinamicamente politica e assume dun-
que un ruolo decisivo per creare una nuova 'egemonia' della classe operaia e
fondare una nuova 'coscienza nazionale'. Opere principali Quaderni del carcere
(1929-34).
PAPINI E PREZZOLINI
Papini e Prezzolini, entrambi collaboratori della rivista 'La Voce', sono protago-
nisti di una cultura vivace, esuberante, spesso contraddittoria, mai vacua, che
sperimenta e attacca radicalmente qualsiasi forma di cultura accademica.
Di Papini (1882-1956), fondatore della rivista 'Lacerba', sono da ricordare Il cre-
puscolo degli dei (1907), Un uomo finito (1912); La storia di Cristo (1921), testi-
monianza della sua clamorosa conversione al cattolicesimo; Le schegge (1971,
postumo) che raccolgono le sue pagine migliori.
Prezzolini (1882-1982), fondatore della rivista 'La Voce' (1908), fu un grande di-
vulgatore di idee e di cultura. Stimolante descrizione dei primi decenni del No-
vecento è la sua autobiografia L'italiano inutile (1953).
IL DIBATTITO CRITICO
Espresso in varie direzioni dalla riflessione sulla letteratura, ha come principali pro-
tagonisti: Renato Serra (1884-1915), autore soprattutto di Esame di coscienza di
un letterato (1915); Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952) a cui si devono rile-
vanti saggi sulla letteratura italiana, sui crepuscolari, sul fascismo (Golia, la marcia
del fascismo, 1937, in inglese), Le novelle (1950), e fra i romanzi, Rubè (1921);
Emilio Cecchi (1884-1966), vociano tra i fondatori della rivista 'La Ronda', esper-
to di letteratura inglese e americana, è autore di una Storia della letteratura italia-
na (9 voll., 1965-69) e di brevi e raffinate prose giornalistiche (tra cui Pesci rossi,
1920, Qualche cosa, 1931); Giacomo Debenedetti (1901-1967), crociano avvici-
natosi alla critica marxista e alla psicoanalisi, è autore di Saggi critici (1929; 1945;
1959) e dei fondamentali Il personaggio-uomo (1970) e Il romanzo del Novecento
(1971), nei quali focalizzò la sua attenzione critica sul personaggio narrativo.
LA VITA
Luigi Pirandello (1867-1936), di Agrigento, si laurea in Germania e, stabilitosi a
Roma, insegna alla facoltà di Magistero dal 1897. Un dissesto economico e le
gravi condizioni mentali della moglie lo costringono a un'intensa attività di scrit-
tore. Nel 1924 aderisce al fascismo. Nel 1925 fonda il Teatro d'Arte con una pro-
pria compagnia. Accademico d'Italia nel 1929 e premio Nobel per la letteratura
nel 1934.
NARRATIVA
L'esclusa (1901); Il fu Mattia Pascal (1904); I vecchi e i giovani (1909); Quader-
ni di Serafino Gubbio operatore (1925); Uno, nessuno e centomila (1925); No-
velle per un anno (1922; poi postume, nel 1937 per complessivi 15 volumi).
PRINCIPALI OPERE TEATRALI
Pensaci Giacomino (1916); Liolà (1916); Così è (se vi pare) (1917); Il berretto a
sonagli (1917); Il piacere dell'onestà (1917); Il gioco delle parti (1918); Sei per-
sonaggi in cerca d'autore (1921); Questa sera si recita a soggetto (1930).
GIUDIZIO CRITICO
Pirandello compie una grande rivoluzione letteraria, specie nel teatro. Partito dal
naturalismo, approda a una tecnica di sgranamento e di 'ironizzazione' narrati-
va, così da definire un nuovo punto di vista della scrittura, non più monolitico e
ottocentesco bensì policentrico e relativistico. Mostrare la 'duplicità' comica e
tragica dell'esistenza significa descriverne l'apparenza: l'uomo romantico si sgre-
tola a favore di una coscienza profondamente paradossale, come appunto la co-
scienza dell'uomo del Novecento.
LA VITA
Svevo è lo pseudonimo di Aron Ettore Schmitz (1861-1928), triestino di origine
ebraico-tedesca. Compie studi tecnico-commerciali e si impiega in banca passan-
do poi a dirigere l'azienda del suocero. Svolge contemporaneamente la propria at-
tività di scrittore, riscuotendo notevole successo soprattutto internazionale.
OPERE MAGGIORI
Una vita (1892), storia di un uomo 'inetto'; Senilità (1898), storia di un uomo che
s'innamora drammaticamente di una donna molto più giovane; La coscienza di Zeno
(1923), romanzo autobiografico di una nevrosi e della sua cura psicoanalitica.
GIUDIZIO CRITICO
Svevo ha fatto suo il presupposto essenziale del Novecento: la letteratura è un'a-
nalisi spietata, paradossale e ironica della coscienza moderna. Narrare non si-
gnifica più rappresentare il mondo, quanto trascrivere l'assurda e inquietante ca-
sualità delle sue leggi, come della sua possibile insignificanza. Al pari dei migliori
scrittori di inizio '900, egli ha colto la crisi della cultura europea, l'ansia e l'in-
spiegabile tragicità della vita quotidiana.
UMBERTO SABA
Nutrita di tradizione poetica italiana e mitteleuropea, la sua poesia è aperta alla
ricchezza e contraddittorietà della vita in una fraterna comunione. Ma per que-
sta sua semplicità e 'innocenza' di approccio con il mondo, egli incontra il ne-
gativo, la sofferenza e il dolore che stanno in fondo a ogni manifestazione della
vita, anche la più gioiosa. Opera principale: Canzoniere (1945; 1961, edizione po-
stuma definitiva).
GIUSEPPE UNGARETTI
La poesia è la ricerca della verità umana e il poeta è 'uomo di pena'. Le parole,
scavate fino all'osso, pesano con un enorme dolore e diventano materia. La so-
lidarietà e la compassione si elevano sui cumuli di macerie. La metrica è frantu-
mata in versi brevissimi, la parola scarnificata, ridotta alla sua essenza pura, e
tanto più significativa perché sobria, frammento di vita che si staglia sul bianco
della pagina. Negli anni più maturi si riaffaccia la tradizione con un ritorno all'or-
dine in una visione di ironica e malinconica saggezza.
Opere
Allegria di naufragi (1919); Sentimento del tempo (1933); Il dolore (1947); La ter-
ra promessa (1950); Un grido e paesaggi (1952); Il taccuino del vecchio (1960).
DINO CAMPANA
Considerato per l'eccentricità della vita l'ultimo dei poeti 'maledetti', ha tenta-
to uno sperimentalismo originalissimo, che risente di numerose componenti cul-
turali, in primo luogo del simbolismo francese. Opera principale: Canti orfici
(1914), in cui il viaggio è metafora poetico-esistenziale.
CLEMENTE REBORA
La sua poesia ha un'altissima ispirazione religiosa; il dramma esistenziale co-
munque irrisolto si manifesta in un fortissimo espressionismo lirico. Opere: Fram-
menti lirici (1913), Canti dell'infermità (1956).
CAMILLO SBARBARO
Fece della 'rinuncia', della povertà esistenziale il nucleo della sua poesia, in una
scabra e insieme levigata oggettività poetica. Opere principali: Resine (1911);
Pianissimo (1914); prose liriche: Trucioli (1920); Fuochi fatui (1956), Scampoli
(1960).
ENRICO PEA
Enrico Pea (1881-1958) è autore di versi (Fole, 1910), tragedie, romanzi e rac-
conti (Moscardino, 1922; Il volto santo, 1924), improntati alla rievocazione au-
tobiografica e versiliana.
LA RONDA
La rivista romana 'La Ronda', pubblicata fra il 1919 e il 1922, rifiuta l'esperien-
za di inizio secolo e propone una sorta di nuovo classicismo, tutto 'italiano', che
si rifà al magistero di Manzoni e Leopardi, privilegiando la prosa d'arte. Fra i ron-
disti riconosciamo.
I rondisti
Vincenzo Cardarelli (1887-1959), autore di Poesie (1936, 1942, 1948) di chia-
rezza classica, sul modello di Leopardi. Riccardo Bacchelli (1891-1985), autore
dei romanzi storici Il diavolo al Pontelungo (1927), Il mulino del Po (1938-40), di
solido impianto narrativo, fonti di un epos popolaresco. Antonio Baldini (1889-
1962) che dopo una serie di ritratti pungenti e ironici (Amici allo spiedo, 1918),
scrisse i racconti Michelaccio (1924) e prose romane (Rugantino). Il critico mu-
sicale Bruno Barilli (1880-1952), autore del saggio Il sorcio del violino (1926) e
di frammenti autobiografici (Capricci di vegliardo, 1951).
MASSIMO BONTEMPELLI
Massimo Bontempelli (1878-1960) fondò con C. Malaparte la rivista 'Nove-
cento' (1926). Opere principali: il romanzo Gente nel tempo (1937) e il lavoro
teatrale Minnie la candida (1927). Sostenne in letteratura il 'realismo magico',
cioè l'irruzione dell'assurdo nella realtà quotidiana per scoprire il senso magico
della vita.
CORRADO ALVARO
Le opere principali del calabrese Corrado Alvaro (1895-19567) sono i racconti
Gente in Aspromonte (1930), la trilogia Memorie del mondo sommerso (1946-
1960) e il romanzo L'uomo è forte (1938).
'SOLARIA'
La rivista fiorentina 'Solaria' (1926-36) propone l'apertura a una coscienza let-
teraria europea e cosmopolita, liberata dai condizionamenti programmatici o na-
zionalistici.
I solariani
Fra i solariani si distinguono: Giovanni. Comisso (1895-1969), autore di Gente
di mare (1929) e Giorni di guerra (1930); Alessandro Bonsanti (1904-1984) au-
tore della tetralogia La buca di San Colombano (1964-1972); Arturo Loria (1902-
1957) con i racconti La scuola di ballo (1932); Pier Antonio Quarantotti Gam-
bini (1910-1965), noto per il romanzo L'onda dell'incrociatore (1947).
SURREALISMO
Il surrealismo italiano degli anni '30 più che mutuare i temi poetici e politici di
quello francese, si ispirò a un immaginario fantastico, in parte erede delle espe-
rienze futuriste.
ALBERTO SAVINIO
La poliedrica opera di Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea de Chirico (1891-
1952), mostra non solo una ricchezza di interessi ma anche un'intensità espres-
siva capace di sintetizzare leggerezza giocosa e gravità teorica, narrazione sfol-
gorante e aforisma. Opere principali: L'Hermaphrodito (1918) in versi e prose,
quasi un romanzo sperimentale in cui italiano e francese si alternano; i racconti
Casa 'La Vita' (1943).
TOMMASO LANDOLFI
Per Tommaso Landolfi (1908-1979), legato all'ermetismo e influenzato dagli au-
tori nordici e russi, la letteratura diventa un gioco affascinante e terribile, in cui
la vita 'narrata' si deforma in immagini scomposte e irreali. Della sua vasta pro-
duzione si ricordano i racconti surreali e grotteschi Il mar delle blatte (1939) e il
primo romanzo, La pietra lunare (1939).
ANTONIO DELFINI
In Antonio Delfini (1907-1963) l'esuberante immaginazione sconvolge ogni rap-
porto con la realtà (racconti Il ricordo della Basca, 1938), e raggiunge il culmine
nel romanzo Il fanalino della Battimonda (1940), dove viene stravolta anche la
sintassi.
DINO BUZZATI
La narrazione di Dino Buzzati (1906-1972) si avvale dell'ambientazione fantasti-
ca, in luogo e tempo imprecisati, per descrivere le più quotidiane forme della fru-
strazione esistenziale. Da ricordare i racconti Bàrnabo delle montagne (1933) e
il romanzo Il deserto dei Tartari (1940).
CESARE ZAVATTINI
In Cesare Zavattini (1902-1989), anche sceneggiatore di numerosi film del neo-
realismo, la prosa è scintillante, umoristica, surreale, capace di esprimere rapi-
damente timbri diversi, dal fiabesco al drammatico, dal comico al sentimentale.
Tra le opere: Parliamo tanto di me (1931) e Straparole (1967).
ROMANO BILENCHI
Romano Bilenchi (1909-1989), scrittore essenziale, ha come tema dominante la
perdita dell'ingenua felicità dell'infanzia e l'incontro dell'adolescente con la vio-
lenza degli uomini. Opere principali: Anna e Bruno (1938); Conservatorio di San-
ta Teresa (1940).
REALISMO
Intorno agli anni '30 si afferma un nuovo realismo, privo di valenza magica. I con-
tenuti sono il mondo contadino e operaio.
IGNAZIO SILONE
Al centro dell'opera di Ignazio Silone, pseudonimo dell'abruzzese Secondo Tran-
quilli (1900-1978), sono la vita dei contadini, i 'cafoni' della Marsica con la loro
lotta senza speranza contro la terra arida e contro i soprusi dei ricchi (Fontama-
ra, 1933; Pane e vino, 1937) e una prospettiva meno ideologica e più etica (Il se-
greto di Luca, 1956; L'avventura di un povero cristiano, 1968).
CARLO BERNARI
Carlo Bernari, pseudonimo del napoletano Carlo Bernard (1909-1992), con Tre
operai (1934) anticipa l'avvento del neorealismo in letteratura, rappresentando
le classi subalterne napoletane in una prospettiva ideologica di sinistra. La sua
scrittura è limpida e armonica. In Speranzella (1949) e Vesuvio e pane (1952)
fonde lingua e dialetto.
ERMETISMO
È una corrente letteraria degli anni '30 che rinuncia alla semplicità della comuni-
cazione per riprodurre la complessità analogica del rapporto realtà-poesia.
QUASIMODO
Salvatore Quasimodo (1901-1968) è uno dei poeti ermetici più significativi; fu
premio Nobel per la letteratura nel 1950. La poesia rappresenta per lui l'estrema
illusione, l'ultimo rifugio contro la disgregazione dei valori. Il ritorno ai classici è
il tentativo di ritrovare la perduta età dell'oro . Tra le opere spiccano Ed è subito
sera (1942), Giorno dopo giorno (1947), Dare e avere (1966). Notevoli le tradu-
zioni dei classici (Lirici greci, 1940).
GATTO
La poesia di Alfonso Gatto (1908-1981) presenta un linguaggio ermetico forte-
mente evocativo. Da ricordare le raccolte Isola (1932), La forza degli occhi (1954).
SINISGALLI
Leonardo Sinisgalli (1908-1981) coniuga l'esperienza ermetica con una lirica più
razionale e realistica, nel ricordo ossessivo della natia Lucania. Raccolte princi-
pali: Campi elisi, (1939), L'età della luna (1962).
LA POETICA
Il genovese Eugenio Montale (1896-1981), forse il più grande poeta italiano del
Novecento, vince il premio Nobel nel 1975. La sua poesia negò qualsiasi astra-
zione ideologica, come qualsiasi facile ottimismo. Prova estrema di dignità uma-
na e di rigore, riuscì a mostrare, nella complessità della sua ricerca espressiva,
il senso di un'autenticità umana che sa resistere a tutto, a patto di rifiutare qual-
siasi enfasi, qualsiasi facile gioco di vanità.
OPERE PRINCIPALI
Ossi di seppia (1925); Le occasioni (1939); La bufera (1956); Satura (1971) e
Quaderno di quattro anni (1977).
LA POETICA
L'opera di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) resta l'esempio di una letteratura che
ha cercato di trascrivere le sofferenze e i paradossi, ma anche le orribili corru-
zioni della civiltà moderna. La sua scrittura inventa uno sperimentalismo espres-
sivo sempre concreto e poetico, comico quanto improvvisamente fantastico, e
dà vita a un impasto linguistico che fonde lingua nazionale, dialetto, forme ger-
gali e tecniche, costrutti letterari e quotidiani.
OPERE MAGGIORI
La cognizione del dolore (1939-41; poi 1963) è una lettura terribile quanto grot-
tesca della realtà. Attraverso una lingua deformata viene creato un mondo ro-
vesciato in cui la mancata corrispondenza tra cose quotidiane e nomi consueti
lacera il velo delle abitudini tranquillizzanti.
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957) è il grande ritratto di una so-
cietà in cui i comportamenti dei singoli e della collettività sono privi di motiva-
zioni reali, risultano dettati da consuetudini, pregiudizi e calcoli meschini.
NEOREALISMO
I presupposti principali del neorealismo (1940-1950) sono un realismo più au-
tentico, il 'mito dell'America', una nuova esigenza di impegno politico. Filoni te-
matici sono la guerra, la Resistenza, la condizione operaia e degli emarginati.
VITTORINI
Alla base dell'attività di Elio Vittorini (1908-1966) è la fiducia nella cultura come
unica forza capace di costruire un mondo più giusto e più umano, da qui il suo
impegno letterario e politico. La sua narrativa ruota attorno al tema del viaggio,
metafora esistenziale del processo conoscitivo. Opere principali: Il garofano ros-
so (1948); Conversazione in Sicilia (1937); Uomini e no (1945).
PAVESE
Cesare Pavese (1908-1950), morto suicida, narratore nostalgico e insieme con-
cretamente realista, ha cercato di conciliare la necessità tutta civile del rispetto
umano con una drammatica coscienza di corruzione, da cui quasi niente riesce
a salvarsi. Temi della sua narrativa: le natie Langhe, la rivelazione mitica dell'a-
dolescenza, il faticoso e doloroso dovere della vita collettiva, il desiderio di an-
nientamento (il 'vizio assurdo'). Tra le sue opere: La bella estate (1949); La lu-
na e i falò (1950); il diario Il mestiere di vivere (1952).
FENOGLIO
Beppe Fenoglio (1922-1963) ha espresso un realismo eroico e insieme etico, es-
senzialmente incentrato sui due motivi della vita contadina delle Langhe e della
guerra. Da ricordare: I ventitré giorni della città di Alba (1952); Primavera di bel-
lezza (1959) e soprattutto Il partigiano Johnny (1968).
PRATOLINI
Vasco Pratolini (1913-1991) fece protagonista della sua opera il mondo popola-
re soprattutto toscano (Cronaca familiare; Cronache di poveri amanti, 1947).
JOVINE
Francesco Jovine (1902-1950), molisano, non risparmia le miserevoli condizioni
di vita delle plebi meridionali (Le terre di Sacramento, 1950).
REA
Domenico Rea (1921-1994) propone una suggestiva crudezza realistica (Spac-
canapoli, 1947).
LEVI
Carlo Levi (1902-1975), torinese, unisce tradizione meridionalistica e indagine
sociale nel suo romanzo Cristo si è fermato a Eboli (1945).
TOBINO
Mario Tobino (1910-1991), medico toscano, ha rappresentato la solitudine ed
estraneità della malattia mentale (Le libere donne di Magliano, 1953).
CASSOLA
Carlo Cassola (1917-1987), romano, guardò alle realtà più semplici della Ma-
remma e ai temi più impegnati della Resistenza e del dopoguerra (Il taglio del bo-
sco, 1954; Fausto e Anna, 1952; La ragazza di Bube, 1960).
REALISMO CRITICO
Categoria narrativa in cui si tende, oltre che a rappresentare, soprattutto a in-
dagare le forme della realtà.
MORAVIA
Alberto Moravia (1907-1990), osservatore instancabile della realtà contempo-
ranea, ha fatto propri molti temi della modernità (sesso, alienazione, significato
dei rapporti economici). La sua scrittura è un esempio di lucidità e rigore espres-
sivo. Da ricordare: Gli indifferenti (1929) e La noia (1960).
SCIASCIA
Leonardo Sciascia (1921-1989), scrittore di grande impegno civile e politico, pro-
pone una narrativa limpida e distaccata, in un sorta di pessimistico, lucido ra-
zionalismo, attraverso i metodi classici dell'indagine, dell'inchiesta poliziesca, del-
la ricostruzione storica o della denuncia. Da ricordare: Il giorno della civetta (1961);
A ciascuno il suo (1966); Il contesto (1971); Todo modo (1974).
BRANCATI
Vitaliano Brancati (1907-1954), erede della grande tradizione siciliana di Verga e
De Roberto, analizza la vita della borghesia siciliana durante il fascismo, avva-
lendosi di una comicità e di un'ironia dissacrante, rivelatrice del disagio sociale
dell'epoca. Da ricordare: Don Giovanni in Sicilia (1941); Il bell'Antonio (1949).
PIOVENE
Guido Piovene (1907-1974) scandaglia soprattuttto le inquietudini e le ipocrisie
della vita provinciale. Da ricordare: Lettere di una novizia (1941).
SOLDATI
Mario Soldati (1906), scrittore ricco e versatile, è capace di usare molteplici tim-
bri narrativi. Da ricordare: Sàlmace (1929); America primo amore (1935).
FLAIANO
Ennio Flaiano (1910-1972), è narratore sarcastico e grottesco. Da ricordare: Tem-
po d'uccidere (1947).
BASSANI
Giorgio Bassani (1916) rievoca vicende della comunità ebraica di Ferrara, i cui
personaggi diventano emblema della tragedia esistenziale di chi vive una lace-
rante diversità. Da ricordare: Il giardino dei Finzi Contini (1962).
LEVI
Primo Levi racconta con scrittura piana e distaccata l'orrore del lager nazista dan-
do un'altissima testimonianza morale e poetica dell'olocausto. Da ricordare: Se
questo è un uomo (1947), La tregua, La chiave a stella (1978), I sommersi e i sal-
vati (1986).
TOMASI DI LAMPEDUSA
Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), ha scritto il romanzo storico Il Gat-
topardo (1958), che attraverso le vicende siciliane indaga il 'carattere' degli ita-
liani.
MORSELLI
Guido Morselli (1912-1973) ha raccontato, in modo scabro e sottile, la corruzio-
ne e l'indifferenza della vita moderna. Da ricordare: Divertimento 1889 (1975); Il
comunista (1976).
Goffredo Parise (1929-1986) propone un realismo narrativo che è sempre una
concentrazione totale sulle cose. Da ricordare: Il ragazzo morto e le comete
(1951); Il prete bello (1954); Il padrone (1965); Sillabario n. 1 (1972) e Sillaba-
rio n. 2 (1982).
L'autobiografismo è il carattere della prosa di Giuseppe Berto (1914-1978). Da
ricordare: Il cielo è rosso (1947); Il male oscuro (1964).
SCRITTORI DELL'ITALIA DELLO SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO
Il vigevanese Lucio Mastronardi (1930-1979) con Il calzolaio di Vigevano (1959);
Ottiero Ottieri (1924) con Donnarumma all'assalto (1959); Luciano Bianciardi
(1922-1971) con La vita agra (1962); Piero Chiara (1913-1986) con Il piatto pian-
ge (1962).
PARISE
Goffredo Parise (1929-1986) propone un realismo narrativo che è sempre una
concentrazione totale sulle cose. Da ricordare: Il ragazzo morto e le comete
(1951); Il prete bello (1954); Il padrone (1965); Sillabario n. 1 (1972) e Sillaba-
rio n. 2 (1982).
BERTO
L'autobiografismo è il carattere della prosa di Giuseppe Berto (1914-1978). Da
ricordare: Il cielo è rosso (1947); Il male oscuro (1964).
Il vigevanese Lucio Mastronardi (1930-1979) con Il calzolaio di Vigevano (1959);
Ottiero Ottieri (1924) con Donnarumma all'assalto (1959); Luciano Bianciardi
(1922-1971) con La vita agra (1962); Piero Chiara (1913-1986) con Il piatto pian-
ge (1962).
PASOLINI
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) interpreta la letteratura come un modello per
comprendere la realtà al di fuori di ogni astrazione intellettualistica e interpreta-
re il dovere civile dell'indignazione. Crede nella complessità plurilinguistica della
tradizione (rifiutando la neoavanguardia), benché si senta un ribelle rinnovatore.
Tra i romanzi: Ragazzi di vita (1955), Una vita violenta (1959). Tra le opere poe-
tiche: La meglio gioventù (1954, 1975), Le ceneri di Gramsci (1957).
POESIA DIALETTALE
Si abbandona il vernacolo come scelta di realismo popolare: e la poesia in dia-
letto diventa soprattutto occasione di autenticità e sincerità umana.
TESSA
Il milanese Delio Tessa (1886-1939) scegliendo il dialetto utilizza i dati linguisti-
ci per deformarli con invenzioni vicine allo sperimentalismo futurista (L' è il dì di
mort, alegher!, 1932).
MARIN
Biagio Marin (1891-1985) con l'adozione dell'arcaico dialetto materno di Grado
fa una scelta di purezza ed essenzialità delle origini, da contrapporre alle tra-
sformazioni del mondo contemporaneo (Cansone picole, 1926; I canti de l'isola,
1951; La vose de la sera, 1985).
NOVENTA
La poesia del veneto Giacomo Noventa (1898-1960), che assunse lo pseudoni-
mo del paese d'origine, recupera valori e sentimenti considerati morti, sa cogliere
il senso ultimo delle cose (Versi e poesie, 1956).
TRILUSSA
Pseudonimo del romano Carlo Alberto Salustri (1871-1950). Osserva la cronaca
e la vita borghese con immediatezza e ironia (Ommini e bestie, 1914; Lupi e agnel-
li, 1919).
PIERRO
La poesia del lucano Albino Pierro (1916-1995) può essere realistica, sentimen-
tale, tragica o grottesca (Metaponto, 1966).
GUERRA
Il romagnolo Tonino Guerra (1920), anche sceneggiatore cinematografico, popo-
la i suoi versi di figure dolorose ma vitali (I bu. Poesie romagnole, 1972).
BALDINI
Il romagnolo Raffaello Baldini (1924) descrive lucidamente la nevrosi quotidiana
(La nàiva, 1982; Furistìr, 1988).
LOI
Franco Loi (1930), genovese ma milanese d'adozione, ha scritto tantissimi rac-
conti reali di dolore e speranza in milanese (Stròlegh, 1975; L'Angel, 1981-94).
BETOCCHI
Carlo Betocchi (1899-1985) è il rappresentante di un realismo in cui la poesia è
fatta di cose eppure è una continua tensione all'assoluto. Raccolte principali:
Realtà vince il sogno (1932), L'estate di san Martino (1961).
PENNA
La poesia di Sandro Penna (1906-1977) è semplice ma in questo assoluta; il suo
verso è reale e concreto ma sempre straziante e perfetto: colpa e innocenza sem-
brano trovare un sorprendente e poetico equilibrio.
BERTOLUCCI
Attilio Bertolucci (1911) è il maestro di un realismo pastoso e tenero, aperto a
un paesaggio quotidiano quanto familiare, in cui riverbera un senso classico del-
la vita. (Fuochi di novembre, 1934; La capanna indiana, 1951; La camera da let-
to, 1984).
LUZI
Mario Luzi (1914) parte da una forte esperienza cattolica, nutrita della migliore
poesia simbolista francese. Resta primaria in lui la vocazione all'assoluto (Primi-
zie del deserto, 1952; Nel magma, 1963; Al fuoco delle controversie, 1978).
SERENI
Vittorio Sereni (1913-1983), di Luino, rappresenta lo sfaldamento dei presuppo-
sti ermetici in favore di una più radicale presa di coscienza della storia e dei suoi
orrori (Diario d'Algeria, 1947; Gli strumenti umani, 1965; Stella variabile, 1981).
CAPRONI
La poesia di Giorgio Caproni (1912-1991), espressione di uno scetticismo senza
soluzione, è capace di una nitidezza amara e straziante (Il passaggio di Enea,
1956; Il seme del piangere, 1959; Il franco cacciatore, 1982).
NEOAVANGUARDIA
La neoavanguardia (antologia dei Novissimi: Edoardo Sanguineti, Antonio Porta, Nan-
ni Balestrini e il Gruppo '63) affermava l'inadeguatezza e la crisi dell'ultimo neoreali-
smo. Suo punto di riferimento ideale sono le avanguardie storiche, sia per lo stimo-
lo da esse esercitato nel primo Novecento sia per la nuova concezione di rapporto
dinamico e coinvolgente con il pubblico. Il Gruppo '63, fondato a Palermo nel 1963,
affida alla sperimentazione linguistica una funzione sovvertitrice della razionalità bor-
ghese.
TESTORI
Il milanese Giovanni Testori (1923-1993) frantuma l'eredità neorealista con il timbro
di una violenza linguistica creatrice di una modernità paradossale. Da ricordare: Il pon-
te della Ghisolfa (1958) e le commedie La Maria Brasca (1960) e L'Arialda (1960).
D'ARRIGO
D'impronta mitica e fantastica è lo sperimentalismo espressivo del siciliano Stefano
D'Arrigo (1919-1992). Da ricordare: Horcynus Orca (1975).
PIZZUTO
Antonio Pizzuto (1893-1976) parte da posizioni teoriche, come addirittura la 'nega-
zione del processo narrativo' (Signorina Rosina, 1954; Si riparano bambole, 1960).
MENEGHELLO
Luigi Meneghello (1922) ha un linguaggio ironico e leggero, con apporti della me-
moria individuale e collettiva, sedimentata nel dialetto (Libera nos a malo, 1963; Il
dispatrio, 1994).
MANGANELLI
Giorgio Manganelli (1922-1990) tentò una narrazione gustosa, monologante, sono-
ra e insieme complessa, con una forte predisposizione surreale (Hilarotragoedia,
1964; Laboriose inezie, 1986).
ARBASINO
Alberto Arbasino (1930), con la sua attenzione a cinema, teatro e arti visive, ai mo-
delli del costume nazionale e internazionale, indica una ragione cosmopolita che vuo-
le superare i limiti della comunicazione tradizionale. Da ricordare i romanzi Fratelli d'I-
talia, (1963); La bella di Lodi, (1972).
FORTINI
Franco Fortini (1917-1994) è una figura complessa ma ricca della nostra letteratura.
Partito da un'esigenza reale e moralista, cercò la perfezione formale come un'auto-
punizione; nascose la sua vena lirica e dolente sotto il peso di un'inattaccabile ideo-
logia marxista. (Foglio di via, 1946; Paesaggio con serpente, 1984; Composita sol-
vantur, 1994).
MORANTE
La narrativa di Elsa Morante (1912-1985), di timbro realistico, è immersa in un leg-
gero e sfolgorante 'bisogno di meraviglioso', in qualcosa di antico e di mitico. Da ri-
cordare: Menzogna e sortilegio (1948); L'isola di Arturo (1957); La storia (1974).
NARRATRICI DAL FORTE TONO AUTOBIOGRAFICO
Fausta Cialente, (1898-1995): Cortile a Cleopatra (1953). Anna Banti (1895-1985):
Artemisia (1947. Natalia Ginzburg (1916-1991): Lessico famigliare (1963). Lalla Ro-
mano (1906): La penombra che abbiamo attraversato (1964), Le parole tra noi leg-
gere (1969).
ORTESE
La narrativa di Anna Maria Ortese (1914) è contemporaneamente realistica e fanta-
stica (Il mare non bagna Napoli, 1953; L'iguana, 1965; Il cardillo innamorato, 1992).
LE TEMATICHE
Italo Calvino (1923-1985) è un esempio di grande mediazione culturale tra la tra-
dizione e il moderno. Il motivo dell'infanzia, la prospettiva comica e fiabesca, la
narrazione agile e sempre esuberante, elementi tipici della novellistica italiana,
si incontrano con le esigenze teoriche della migliore cultura internazionale.
Al periodo neorealista appartiene il romanzo breve Il sentiero dei nidi di ragno
(1947), la prima prova narrativa di rilievo.
LE OPERE
Al periodo comico-fiabesco i romanzi brevi Il visconte dimezzato (1952), Il baro-
ne rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).
Tra realtà e fiaba è la cosiddetta 'trilogia industriale': La formica argentina (1952),
La speculazione edilizia (1957) e La nuvola di smog (1958), a cui segue La gior-
nata di uno scrutatore (1963), Calvino s'impegna in un'analisi più diretta della so-
cietà e del ruolo dell'intellettuale.
Nelle opere dalle Cosmicomiche (1965) a Palomar (1983) Calvino utilizza una tec-
nica narrativa che permette al racconto di divenire oggetto di se stesso, coin-
volgendo il lettore in una sorta di gioco di scatole cinesi.
ZANZOTTO
Andrea Zanzotto (1921) è forse una delle figure poetiche più importanti della se-
conda parte del secolo. La sua opera è un tentativo di mascheramento della ne-
vrosi individuale e collettiva attraverso l'esercizio di una lingua magmatica e sug-
gestiva (Dietro il paesaggio, 1951; IX Ecloghe, 1962; Fosfeni, 1983).
GIUDICI
Giovanni Giudici (1924) è riuscito a rivitalizzare l'ironia e la teatralizzazione dell'io, con
leggerezza spietata e sagace e un verso sempre lucido ed esatto (La vita in versi,
1965; Salutz, 1986; Fortezza, 1990).
VOLPONI
Paolo Volponi (1924-1994) è lo scrittore che meglio ha percepito il senso contrad-
dittorio e impellente della società industriale (Memoriale, 1961; La macchina mon-
diale, 1965; Il sipario ducale, 1975).
MALERBA
Luigi Malerba (1927-2008) gioca la carta comica e assurda dello smaschera-
mento: la letteratura, per quanto finta, diventa un modo per scardinare le os-
sessioni del mondo (Il serpente, 1966; Il pianeta azzurro, 1986).
PONTIGGIA
Giuseppe Pontiggia (1934-2003) sviluppa un'accorta ricerca linguistica: le sue
storie suggestionano per il realismo molto ricco e fantasioso (La morte in ban-
ca, 1959; Il giocatore invisibile, 1978; La grande sera, 1989).
FALLACI
Giornalista e scrittrice, Oriana Fallaci (1929-2006) si afferma con opere di gran-
de successo (Niente e così sia, 1969; Lettera a un bambino mai nato, 1975; Un
uomo, 1979; Insciallah, 1990).
BARICCO
Alessandro Baricco (1958) si segnala tra gli autori saliti alla ribalta negli anni '90 con
la sua prosa originale e dal tono quasi poetico (Castelli di rabbia, 1991; Oceano Ma-
re,1993; Seta, 1996).
AMMANITI
Niccolò Ammaniti (1966) emerge dalla generazione dei 'giovani cannibali'. Dopo
l'esordio pulp Branchie (1994), i successivi Ti prendo e ti porto via (1999), Io non ho
paura (2001) e Come Dio comanda (2006) segnano la sua maturità come autore.