Misterioso omicidio a Manhattan
Manhattan Murde Mistery
7,3
1993
Regia: W.Allen
Genere: Commedia
CAST
Woody Allen
Diane Keaton
Jerry Adler
Lynn Cohen
Ron Rifkin
Alan Alda
Joy Behar
John Doumanian
William Addy
Ira Wheeler
Melanie Norris
Wendell Pierce
Gloria Irizarry
Marge Redmond
Steven Randazzo
Linda Taylor
Yanny Sfinias
George Manos
Ruth Last
Aida Turturro
Suzanne Raffaelli
Frank Pellegrino
Philip Levy
Sylvia Kauders
Anjelica Huston
John Costelloe
Zach Braff
Al Cerullo
MISTERIOSO OMICIDIO A MANHATTAN
Anno 1993
Titolo Originale Manhattan Murder Mystery
Durata 107
Origine USA
Colore C
Genere COMMEDIA
Specifiche tecniche NORMALE A COLORI
Produzione ROBERT GREENHUT E JACK ROLLINS/CHARLES H. JOFFE PER COLUMBIA TRISTAR
Distribuzione COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO (WINNERS)
Regia
Woody Allen
Attori
Woody Allen Larry Lipton
Diane Keaton Carol Lipton
Jerry Adler Paul House
Lynn Cohen Lillian House
Ron Rifkin Sy
Alan Alda Ted
Joy Behar Marylin
John Doumanian Vicino
William Addy Jack
Ira Wheeler Medico Pronto Socc.
Melanie Norris Helen Moss
Wendell Pierce Poliziotto
Gloria Irizarry Cameriera Albergo
Marge Redmond Signora Dalton
Steven Randazzo Poliziotto
Linda Taylor Personale del club
Yanny Sfinias Portiere di notte
George Manos Personale del club
Ruth Last Sorella di Lillian
Aida Turturro Portiere d'albergo
Suzanne Raffaelli Ragazza del provino
Frank Pellegrino Poliziotto
Philip Levy Poliziotto
Sylvia Kauders Vicina
Anjelica Huston Maricia Fox
John Costelloe Poliziotto
Zach Braff Nick Lipton
Al Cerullo Pilota Elicottero
Soggetto
Marshall Brickman
Woody Allen
Sceneggiatura
Woody Allen
Marshall Brickman
Fotografia
Carlo Di Palma
Montaggio
Susan E. Morse
Scenografia
Santo Loquasto
Costumi
Jeffrey Kurland
Effetti
Industrial Light & Magic (ILM)
Trama La prematura scomparsa di una casalinga del West Side, apparentemente in ottima salute, trasforma alcuni membri dell'élite letteraria di New York in detective dilettanti. I sospetti abbondano e non toccano solo il presunto assassino. Carol Lipton, è l'autodesignata condottiera del gruppo. Carol, un'ex pubblicitaria sposata all'editore Larry Lipton, ha abbandonato la carriera per crescere il figlio ed è diventata un'esperta gastronoma, con il sogno di aprire un ristorante. Impulsiva ed indiscreta, con tanto tempo da perdere, si insospettisce per la morte improvvisa della moglie del vicino, suscitando l'infinita costernazione del suo ben più ansioso marito, che ambirebbe ad ignorare del tutto la vicenda.
Note - REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1993.
Critica "E invece no, diciamolo chiaro: dietro questo fulminante ritorno al comico puro stile Broadway Danny Rose, c'è un film meditato e personale. Anche, anzi proprio perchè realizzato con la complicità decisiva della partner e dello sceneggiatore di Io e Annie, Diane Keaton e Marshall Brickman (un Carneade sul quale ci piacerebbe saperne di più). Il film di un uomo che nelle interviste dichiara: "Oggi ho cinquantasette anni e i miei lavori riflettono i problemi di qualcuno che ha cinquantasette anni". Vale a dire che sente di doversi guardare indietro e sa come farlo, con grazia e leggerezza. Sono lontane le tristezze e le nevrosi di Mariti e mogli, svanite come neve al sole le inquietudini un pò manieristiche di Notti e nebbie. Stavolta siamo nel Woody Allen più schietto, quello della Manhattan intellettuale, delle eterne scene di coppia (nessun palcoscenico è piu' vasto di un ménage), del plastiche irresistibile di generi e autori: da La finestra sul cortile, che fornisce lo spunto (ma c'è anche una citazione vera e propria, quando Diane Keaton ritrova la fede dell'uccisa), ai film della serie L'uomo ombra, con la coppia William Powell-Mirna Loy".
("Il Messaggero", Fabio Ferzetti 01/12/93)
"Il ping pong delle battute viene rarefatto dalla bella colonna sonora jazz, mentre i tic gestuali vanno ad incastrarsi in un traliccio di gran fede cinefila (fioriscono qua e là sequenze da "La fiamma del peccato", "La finestra sul cortile", "La donna che visse due volte", "La signora di Shangai"). Abbandonato il cipiglio da scolaretto freudiano, il nostro antieroe reindossa il suo abito mitico-simbolico preferito: quello del disilluso investigatore solitario (che ha però, una fifa matta del buio e ci mette sei mesi a capire che quelli de "L'anno scorso a Marienbad" erano dei flash-back). Quasi tutto il controritmo del film è stringato e delizioso, ma il film numero 23 di Woody Allen sarà ricordato soprattutto per il gag in cui i due protagonisti - in combutta con i marpioni Alan Alda ed Anjelica Huston - approntano su nastro magnetico un "ingegnoso" tranello per il killer di travolgente, catastrofica goffaggine". ("Il Mattino", Valerio Caprara 01/12/93)
"Però, Misterioso omicidio non è solo una commedia thrilling. E', nuovamente, un film in cui Woody Allen scherza sulla morte, in cui affronta con angoscioso umorismo la constatazione che il delitto è uno dei possibili comportamenti umani: non esistono solo i serial-killer, anche stimati scienziati (come il Martin Landau di Crimini e misfatti) o noiosi borghesi come il signor House possono diventare assassini. E, al tempo stesso, Allen racconta il crimine attraverso gli occhi di una donna - anch'essa borghese, e non poco nevrotica - che vede delinquenti dappertutto: il che sembra davvero un modo, tristemente ironico, di "elaborare il lutto" legato alla vicenda Farrow, di commentare senza darlo a vedere il comportamento di Mia dopo la loro separazione (si sa, d'altronde, che il ruolo di Carol era stato scritto per lei). Film più denso e doloroso di quanto non appaia a prima vista, insomma. Tanto che le battute di spirito sembrano a volte forzate, come se Woody volesse farci ridere a tutti i costi ma non ne avesse, in fondo, tutta questa voglia. Come forzata è la cinefilia che percorre tutto il film (con citazioni di Wilder, Welles, Resnais, Hitchcock, Fred Astaire), un tratto molto snob che speravavamo Woody avesse relegato nel passato. Un film molto bello, ma che non entra nell'Olimpo dei capolavori di Woody. Che comunque sono tanti. E altri ne verranno, state tranquilli: nel frattempo, godetevi questo omicidio". ("L'Unità", Alberto Crespi 30/11/93)